Volontà - anno VII - n.6-7 - 15 settembre 1953
chè il MIO ruolo si riduce n uno sfruttamento e a una mani1)olazione delle masse. La sua ragione di vita è fuori di essa, è in ciò che non può fnre o de,·c fore delle masse, e 1.uen– tre se ne serve si subordina alle mas• se, e se si può dire che abbia un ethos esso è tutto impregnato di pau– ra, d'nstnzin, d'ipocrisia e di dela– zione cMntteristiche di schiavi e di padroni che "i"ono per un inondo di schiavi. Anche se desiderabile sollo certi aspetti il ritorno delle aristocrnzie non è possibile e quindi sr►eriamo che non <'i sì auribuisca intenzioni cosidctte reazionarie, a malgrado del follo che non va dimenticato che er►csso l'11narchico passa a movimen– ti eh "offrono c:1rat1cri esteriori d'nri– atocrnzia come gli « amici di Prou– dhon ))che entrarono a for parte del- 1'Action Française. Vogliamo solo notare come le ,•irtl1 aristocratiche einno <1uclle che sgorgano piit direl– tamcnle dal senso dranunatico tiella vita. Le arislocrazie ottengono quel– lo che "ogliono con la forza e con l'ardire, cd in ciò appaiono ba·rba– re e sel\faggc. Sono <1uiudi esccrnte come 111Jliì1 facilmente riconoscibi– le minnccia aJl'ordinc sociale, nè pii1 nè meuo di quegli as1)etti dell'an:,r– chis.1110che s'ispirano al medesimo senso. Da notarsi però che un'aristocra– zia nel suo fiore, un· aristocrazia e– roica, non fa la guerra ai pro1>ri sog– getti. Questi l'accettano come un da. 10 di sangue e l'ammirano piì1 che non In lcnrnno. Le preoccupazioni di un'aristocrnzia non sono economiche e uno s,•il11p1>0 economico è il ecgno piì1 sicuro ili una decadenzn dcll'ari– e:tocrazi1.1. Con lu centralizzazione del pote- 354 re, e con tutti i fattori concomitanti l)er cui non son piì1 la forza e l'ar– dire che decidono tic) destino di un nomo o d'una socicli1. lo ~pirito ari– stocratico si ritira dalhi sloria ed il senso drammatico della \'Ìta piì1 non s'identifica con esso, piì1 non vive nel sole, ma \'Ìenc incalenato nelle tene– bre comr lo furono i Til:mi, figli del Sole, dopo In loro sconfitta contro gli Dei dell'Olimpo. E~cJuso dalb \'ita, il senso dram. matico si rifugia e l)rolifica nelle gaz:r.cttc . nei romanzi, sulla scena. euHc onde hertzianc e sullo schermo, e ciò sopratutto nei paesi anglosasso– ni ove 1liì1regolalo è il vi,•ere ci"ile, senza che regolato sia pure, com'è in Russia, il vi\ferc dell'immagina– zione. L'm,iclità con cui si fissa uno schermo o si di\forano romanzi giaJ. li mostra co:110insopprimibile sia il hiso#?no dt'l senso drammatico e se c'è da r3lle#?rarsi forse che lo si sod– dj(fi in tal modo, vicariamente, per tnczzo di un·cquivoca catarsi, non si pnò non provare un senso di ribrez– zo o, almeno, di tris1t~zz:1,c1uando si consideri come il drumma offerto dal cinema, dal romanzo, dulln radio e dalla cronac11 ncr:1, rivesta spesso gli aspetti piì1 sordidi e sia <1uasisempre prh•o di nobiltà. L'eroe il cui destino le masse vi– \'Ono in immaginazione e in emozio– ne quando leggono un romanzo o fis.. sano una pellicola, è quasi sempre un criminale, e spesso un imbecille o un vi~liacco. Non si può dire in• fatti che abbiano un destino <1uei bravi ragazzi che s,,enlnno le 1rnme dei criminali, che han sempre la for• tuna dalla loro e che alla fine del ronrnnzo o della pellicola si spos:i.no -
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