Volontà - anno VII - n.6-7 - 15 settembre 1953
del "ori.o c(•rcano innino di ricon. µ.iunµ.crc qudlo che non ru separato f•hc nella mente clell'indagalorf' IH'r proposili di studio. Aninm e C'oq,o, (•ome spiri10 e materia, sono 11spe11i 1livrrsi di una medesima rcahìt e <pmndo dico II il mio corpo II com- 1t1('1IO 1111 furto melafisico. S('IIC ma– nireslazioni del senso dra111mu1ico :-11f•c·iulmc11tcl"unilà cli corpo t• cli mente appare irrefutabile a meno di 1,rcH11>1,orreuna mente coq,oralc Jj. ..:1 inrn dalla C('rcbr.'.lle, e cioè un prin– <·i1,io a1tivo ed organizzalivo prcco– -Picntc e paracoscicnte. E. <111antohan dovuto concludere i fìlosofi c·he si son posti il proble– nrn, ,·d i· bene noi.tre come l-larl• 1111111, <'hf' lo considerò da un 11111110 ili , i11:1~1 t·oemico e non semplicrmcnle 111111u10 1 offra unft soluzione piì1 sod– di,;;foc·l'nlc che non quella di Freud. L"inC'onscio di l-lartman è ,•oloutì, di vi111llrt"scnte in ogni organismo t" 111>· punto 11erchè maleriata e organizza. tu in una specifica unili1 viwintl', in una ~prcifi('u forma, è volonlà intel– liµ:cnic :, inlPlligentc nel senso che sa riconmwere con meravigliosa se non infollibilc cerlczza <1uanlo le è mni. ,·o, 1H·mi,·o o nculralc, quanto può dart• 1·011tinuiti1e l}ienczza al suo cle– slino e ,prnnto in,,ccc 11110 avvizzirlo, imprdirlo o 1roncarlo. Da (1ucsta \'olontà ed i111t:lligc11za, orµ.anichc cd inconscie, tlipcnde la realizzazione del cfcstino di ogni cs– st~rc vivente. e sono le sue vibrazio– ni 1>iì1acut~ che danno all'uomo il senso dramurnlico della vita. Per dra111111:1 do\'rcmo <1uindi intcntlere sospt:.•11sio1wo precipitazio1w iii dc– .-,1i110,irwt·rtczz.a di co11tinuiti1, 11111- bigu;ti1 tli lrionfo o sconfi11a, di fru– strnziont' o successo, di vita o di morte, Carn1teris1ica del dramnrn ri- · 350 :-ultcrà 1n1rc cs~cr,· una siluazione di 11erÌ('olo, situazionc dinamica. Oi'cil– lante. e ,:opralullo di libcrti1. Destino e lihertì1 non sono infalli lrrmini che si N1·l11d11noa vic,·mla, nè si risolvono in 111111 c<prnzionc o sintesi cli lipo iclealisla. Le loro aJ)· pnrenti contratlizioni e possihil:1:i di soluzione derivano dall' esserci in realti:, non uno, ma due destini, uno idealC' ed elerno " l'ahro conlinj?:en– tc e 1cmporale. La libcrl.Ù si defini– s,·c allora come lo sforzo, la lolla ecl, a ,,oht>, la rinuncia di dar forma l'outingente al destino ideale. Così, per rscm1)io, il destino ideale di 1111 ~cm•• Ì' (f~lf'llo di trovure un lrnnrn~ in cui aprirsi " diven111re albero, 111en1re il suo destino co111ingcn1e può essere quello d'innridirn o marcire, d'essere troncalo dall'accclla quan– do ancora potrebbe crescere in rami e foglie. JI destino ideale di una don• na è primamcnte <tuello di trovarsi un compagno e d'edu('are la propria prole mentre il suo destino contin– gente può essrr<' q1u~llo di rimanere zitella o d'essere uccisa du una bom• b:.i '\ul fiore dqdi anni. Si ,liri1 clic qut•sti 1•scn11•i,,rovano pred~:.imentc il ,·onlrurio, che cli fronte :.li destino contingenle non c– e.isic nè può 1~si~1er,· libcrtìi. Ma lo si 11uò dire solo pcrchè della sa11ien– z11del poi sono piene le fosse. La se– de della liher1i1 è nel di,,cuire, nel presente, non nd pnssalo. Giudicar del 1mssa10 in quunlo 1,assato è giu– dicare di cosa morta. di un reame io cui non può esistere nè destino nè li– berlà. L'accclta come lu bomba 1,ro– vrmo solo che un nucleo di liberlà non esiste piì1 jn un de1er111in1110 or• ganismo, e che quando non c'è \'ila non c'è piì1 libcrlì1. Se v'è contradi– zione, comunque, essa è di carallere
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