Volontà - anno VII - n.6-7 - 15 settembre 1953

RIVOLUZIONAR]E RIBELLI 1..·1101110 non vuole più cl1e lo si ori;1111i1.1.i e mccc1mic·i-ui. La sua 1cn<lcnz11 è allo disorg:111i~.;,;11zione, e se osassi dirci alla sfa111lizz111.ione, ovunq1u! c1tli sente il peso di un fa1alismo o ili un 11111cchinismo.Que• sia è l'opera, 111 fumr.ìone della liber1:'.1:opera decisiva, i11segn11della no• s1ra gloria». LO AMMETTIAMO, la lendcnza riconlula cl11 Proudhou - e con la quale egli si identifica - non Cu probabil111c11tc dominante nè prima di lui, nè ,lurantc i suoi tempi, l)ii.1 di tiucllo che lo sia attualmente, ma essa merita senz'altro la nostra sim– palia e noi abbiamo tutte le ragioni di crederla eterna nel senso umano di qucst:a parola. I~ q11"st.1 t<'ndcnza che spinge ver– so di noi, Of!gi come ieri cd oggi Corse piì1 di ieri, gli sr•iri1i disgu– stali dalla scrl'ilì1 dell'officina e dc1- l'ufficio, della caserma e dell'esisten– za in nrncchio, gli assetati di l'ila, di \'t~riti1, di libera e fralcnrn ttV\'CU· lura. Ma molti ci lasciano subito dopo o si allonl:111:1110 da noi a'I pri– mo conlallo. Ve11111i a noi fiduciosi dcll'itica che si focc\'ano dcll'iurnr– chisrno e degli unarcl1ici, la nostra pro1,a;;:.arula o il nostro comport~t– mcno li delude. La <·ansa, forse. sta in un di– scorso di nwcl i11g, in un 01mscolo o in una riunione di i;ru1lpO o in un articolo di giortrnlc clic fa loro dire: r11u-lli là sono come gli altri. Certamente non hanno trovato in noi, questi esigenti, l'intcgriti1 cd in– ll'J?rali1i1 dt.·lla loro rivolta. ~oi non 326 P, J. PHOUDIION sappiamo nc1lpure dove risiedono le cause del dis)!usto e del nrnlintcso. Noi s1111pia1110 sohanlo che ci è ne– i·cssaria s,,esso - anche a noi - molta 1rnzicnz;:1 per SOflportare la me<liocrit:1 della nostrn azione. del– la noslra slessa letteratura. e "he llrefori:11110 ('Sscre giudicuti pii1 sulle no~trc in1cnzioni che sui no.iìtri Fatti. Ed allora, 1•erchè alzare le walle (• dire di quegli im1l:1zicnti che uh– biamo deluso: q1wlfo. gente 11011 na intercssm,tc? Quclfa gente non era forse fatta 1•er l'organizzazione e l'uzione mili– tante così come es.se si presentano ai noslri giorni - ,,rcss'n poc;o le ste"sc ovunque, in <11rnl11nc1uc modo siano COllCCf}itc. Ma la noslra 1n1zicnz:1, la nostra ro11tirw, non è (111ello che di peggio ci è c:q,it.110 per non aver 1>oluto o \'Oluto vivere intc~ralmcnlc la nostra anarchia? il fallo è che, per una len– la e insensibile involuzione, i nostri metodi si sono identificati a <1uclli di lutti gli altri: essi tendono ad altiru– rc a trattenere ,,rcsso di noi, come 1,rcsso gli altri, il ci1tadino comune aderente e mili1antc di una ,prnlsiasi organizz;:1zionc slandard. È un tipo .d'uomo moho comune, ma molto

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