Volontà - anno VII - n.6-7 - 15 settembre 1953
, 1 ccen1O; non si trall:1 di tornare alla dispersione rurale e artigianale del me– dioc,•o o peggio dell'era immedialamente preindustriale: bensì di favorire wrn nuova distribuzione largamente <leccntratn della popolazione che non ricadr· nello idiotismo delle campagne ma vh•ifìca In sua mente e il suo fisico, ricchi dell'energia cittadina, nell'arnbito di un piìi diretto, organico e nan scenografico, ra1,porto con la natura. La città-giardino, come abbiamo visto, non ha nessuna di quelle cariche energetiche per cui ,•arrebbe la pena di prenderla a modcHo in Italia (lo è stata in Inghilterra?). Noi pensiamo che uno studio approfondito del pro– blema delle autonomie comunali e un ritorno alla in11>ostazionc localistica (non frazionistica) dcll'atti,,itì, sindncnlc (dando per certo che il tempo del sindacalismo mernmenle «rivendicativo» è terminalo, e si impone un'azione costruttiva, gestionarin pn così dire) (>Ossafornire elementi preziosi di con– •creta modificazione sociale. Tullo ciò farà gridare alla utopia; farà dir cl1e così ogni soluzione è ri, mandata a « do1>0 la rivoluzione» (quale?), mentre In richiesta è di solu– zioni possibili, immediate, non 1>crsogni o fantasie. Pur ripromettendoci di rispondere con una raccoltn di d11ticoncreti che finalmente coordini In inassa bruta di studi sezionali, di indagini parziali, di ricerche private o burocratiohe che si accavallano nel noslro paese senza che si venga mai a un quadro generale comprensibile, diremo che occorre tenere presente la Cantasia. e il sogno, se si vuole muovere <1ualche passo iu a,•1111ti;diremo che tutte le soluzioni proposte da nitre impostazioni ideolo– giche sono altreltanlo irreali: oppure, se concrete, si traducono in muta• menti egualmente profondi e i1rnspe1tnti... <1uanclonon si tratti di paliativi pc•r mantenere lo statu quo (si pensi alla riforma fondiaria, e ad altri cspc. dicr!ti legislativi, cara ai riformatori dcmocrisliani: che propongono una specie di ap1>odcra111ento generale, di ultra•privatizznzione del terreno a– J.!ricolo nel momcnlo in cui si constata clic la piccola conduzione è sempre pil, 11nti-economica e negativa tecnicamente, cioè è :mli-sociale). Da senq>re (e citeremo, richiamandoci a <1uanto si è scritto, l'o1>era di 11.-·nryGeorgc, e il Invorio dei fobinni) le idee hanno c11mminato, si sono ri• vestite di concretezza inaspettata se c'crn chi iu esse credeva. chi a esse si dcdic11vu ... e soprnttutto se in1crprclll\'1mo - proicttnndole nel [uturo - le reali necessiti, della vita associata. Con gli schemi fìnorn proposti non si esce dall'impasse in cui l'llalin giace, o si producono socicti, assolutamente re– trogr. :i.de , ncgati,·e. spersonilizznnti. Lo studio di Piani Regionali conseguenti con una impostazione che a essi allribuiscn forza pro1,ulsiva nel campo le– gislativo, in quello sindacale, in ,1ucllo economico, d11rì1senza <lubbio ri– sultati oggi inattesi. Certo è che se non si arriva ullu Collettiviti,, o Comu– nitil, i11tegratu l'ltnliu rinrnrrit 111111 scimmiottn1111·1,tlci modi capitalistici stranieri di <'inquo11t'u1111i or sono. Ecco: questo era il vero tema ch•lla monografia che ci \'enne richiesta, 320
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