Volontà - anno VII - n.6-7 - 15 settembre 1953

stabili, dei proletari senza lradizio– ni e senza ambienle. La grande sof– len·nzu dei nmìlri tempi, si dirà, è appunto questa angoscia del.l'indivi– duo solo in un mondo anonimo e <Juintli ostile. Ora questo è esntto fino nd un certo punto. Anche se oggi le antiche cerchie lrnuuo perdu– to 111 loro saldezza e con loro sono scomparse tradizioni ed ctichctt.c, l'uomo tendi' incessantemente a co– s1i111irsiun ambiente sociale, così CO• mc la recluta che arri,•a al reggi– mento o lo scolaro che capila in una nuova scuola. Societì1 è o~gi lìl do,•c l'individuo può con fiducia scegliere il suo gruppo di amici, lù dove può recarsi al caffè e all'osteria, dove c'è uncoru un circolo o un salono, dove c'è un giornale che egli 1u1ò sceglie– re, dove c'è un teatro o una nssoi:i11- zio11c s1,or1iva che rispondano nl suo gu:,to, dove c'è un cinematogra– fo, in cui si proietta un film che lo intcrc:,Sn, <love c'è una bottega in cui scegliere ciò che gli piace. La societi1 è li, dove si può parlnre sen– za sospetto, esprimere le proprie o– pinioni ed ascollarc e discutere le opinioni altrui, dove ci sia, cioè, il (< commercio con gli uomini>). La socie1i1c'è nel.la conversazione, nelle feste familiari, nelle conventicole Jencrarie ed arListiche, nelle chiese, ucllt~ sedi dei partiti. Persino lo sporl, oggi, assolve questa funzione sociale, dove la discussione è forse l'elemento pili importante. È lo Slnto, che, scendendo iu que. sta fluida rete di relazioni e di scam– bi, irrigidisce e recide. Rende uffi– cinle ciò che era soggetti,,o. Viene 10h11allora l'aria a quell'istinto che Grozio chiamava « a, ppcl.it, us socic– tatis )>. Viene a mancare l'integra– zione dell'individuo, che si trova 310 condannato all'inferno della solitu– dine. Una volta tagliata <111clla"sim- 1>atia », di cui 1>arlava Hmuc, viene meno lo scambio della confidenza nel quale l'uomo si apre all'altro uo– mo. Il prossimo tlivcnla l'eslraneo, ostile e pericoloso, l 1 11ltro 1 con il quale il solo rapporlo 1►ossibilc è quello che Hobhcs poneva appun10 a fondamento dello Stuto: homo ho– mit1is lupus. Questo fuuo, che il socialismo. lun~i dal sopprimere lo Stato a ,•an– tnggio della socicti1, raggiunge il ri– :,uhato opposto, ha lu suu spiegazio– ni' giit nello Slcsso saint-simonismo. Si noti che il socialismo s11in1.simo- 11iano non ern ugualitario nè si preoccupav;.1 del problcnrn della clas– se operaia. Esso :q)plicava l'idea car– t~sinna della razion:ditì1 dell'ordina– mento centralistico alla v"ita econo– mica, che si 1>roponcva di pianifica– re. Ma la pianificazione poteva E'f– fettuarsi soltanto attraverso l'impo– stazione autoritaria dello Stato e, a{- . finchè lo Stato potesse fa'r questo 1 Saint-Simon invocavn l'imposizione d'una morale sociale, che avrebbe combauuto l'imlividunlismo anar– chico, le sue dispersioni e i suoi scin1>ii. Non immaginava, quel bra– vo razionulisla, cli ,1uant:1 irraziona– lità antieconomica, di quanto disor– dine e sciupio avrebbe potuto esser Conte quella direzione centralistica dell'economia, cui sarebbe venuta meno, con la scompnrs11 della li– bertà dei mercnli e dei prezzi, la l)OSsibilit:1 del calcolo economico. Ma ciò che <1ni inq>orta C che lo Stato, considerando In soggettività individuale soltanto nella sua parti– colariti1 egoistfoa ed irrazionale, ve– niva ad im1>edire l'estrinsecazione

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