Volontà - anno VII - n.5 - 15 luglio 1953

lismo e allo spi.ri.to d'autorità, mo- 5lra sotto quella doppia evoluzione questi due principi che si oppongo– no continuamente nella storia, {a ri– levare da questo combattimento o– merico quel principio vitale che chiama in vita le forze latenti, l'iu– dividualesimo da cui sgorga la linfa che feconda l'attività umana, contro l'altro principio malefico che impo– ne all'individuo le sue leggi, ed ar– res1a tutto, canalizzando e mettendo dighe all'uomo vivo, ostacolando la )ibera espansione della natura per fabbricare l'uomo-automa che si pie– ga sotto l'arbitrio del giogo. Ricordando il XVI secolo, Abel Faure scri,·e: « Questo secolo fu gra11dissimo, il più grande della no– stra st.oria, per il coraggio e la osti– ttata energia che mostrarono i gr<m– di individualisti, più fecondo in. ri– sr,ltoti felici del XVIII secolo c'he noi mostreremo infestato da certi e– lementi corrotti della. filosofia sen– sualista. Questo secolo vide Rabelais, Mo11taigne,Ramus, la Riforma. Que– sti "omi sintetizzano, caratteri:zano tutti gli individualismi: filosofico, umanistico, teologico: libertà di re– ligione, libertà <li pensiero libertà estetica. Individualismo che tent.a di liberare gli uomini, ciascuno alla propria maniera, con l'educazione .. ciò clw li distingue è la loro volontà di essere degli educatori. No,i. lo 60110più istintivamente come prima ma essi pongono chiaramente e cle– cUamcnte il problema. dell'educazio– ne. Noi vedremo questi diversi cle– n,puti di libertà alle pre!Je con il pri,1cipio d'autorità del secolo )>. Certo, Rabelais è sensuale e ,,io– lento, ma ha lo spirito aperto al ,·ulto del bello e del bene, mescola- to alla Cranca gioia puramente ani– male. Rebelais si fa ama.re per quel– lo che egli ha di sensibile e di intel– leuuale. La nostra strullura menta– le è capace di compreudere i colpi che il Nostro, nascosto e proteuo dalla buffoneria e dall'enormità, as. sennerà ai pedanti ed ai leologhi. È il trionfo del libero esame. Lo scetticismo ha conquistato certi cer– velli. Rabelais è veramente un uo– mo, se non con la ragione, almeno d.i temperamento. « Il libro di Rabelai-s, è dunque venuto a tempo; nato dalle circo– stanze, prodotto dltll'ambie,ite. Cin– quant'anni dopo, gli uomini sareb– bero stati troppo spirituali; cùi.– qu.ant'anni prinw troppo volgari e materialisti ». Rabelais, ha impresso al1a sua o– pera, uu sentimento che caratteriz– za tutti i suoi scrilli: la sol.idarietà umana. Può darsi che certuni, leg– gendolo non vi tro\'ino affatto quel genere di solidarietà che si manife– :,lÒ più tardi nella filosofia contem– poranea che la forza deJI' assioma ha falsamente sviluppata. Rabelais è pii'1 semplice e la sua solidarietà non s'allontana dalle frontiere del buon senso e del buon umore. Se egli denuncia con veemenza Ja ambizione dei signori e dei principi cl1e per un si o per un no dichiara– no la guerra ai loro vicini, egli am– mira con non meno forza lo spirito di coloro che si sforzano di conser– vare la pace tra gli uomini di buo– na volonti1. « lmnwgi,wre ferite e colpi è una cosa troppo semplicista e troppo gra– ve perchè 110nci si s/or:i di portar– ui rimedio. Citi si sfor:a per evi– tare clie altri soffra o si rovi1ii, agi• 277

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