Volontà - anno VII - n.4- 31 maggio 1953

perdere molto della loro validità; e altri studiosi, altri teorizzatori, dedi– cheranno a Howard appena uno sguar::dodistratto solo pcrchè egli era ormai diventato patrimonio di correnti « formali » a essi contrastanti. Una volta di più, cioè, la specializzazione giocò i suoi tiri mancini, confuse ]e idee, e - ma non ci potevamo attendere nulla di diverso - conc1use nel trionfo del moderno che è antico, del rivoluzionario che è puntellamento, ripri• stino, delle cose così come sono, nell'auto.mistificazione di vecchi studiosi che cercano d.i tenere il passo del progresso, e - che è il peggio - nell'av– vio su strade sbagliate dell'entusiasmo e deUa tenacia dei giovani. 1. - Da Howard ad Abercrombie. Ma soffermiamoci, per fedeltà al tema e per alt.re ragioni che poi di. remo, sul ragionamento «storico» dell'Osborn: sono trascorsi tanti anni, egli dice, 11 le cittit-giardino rimangono desolantemcnte due sole e la loro popolazione non supera i 40.000 abitanti complessivi; perchè? perchè quel• l'idea, e quelle realizzazioni, sono rimaste per tanti anni silenziose e som– merse? Perchè oggi tornano, d'altronde, a vigoreggiare? a) quando Hovard pubblicava quando Ja prima città.giardino nasce. va, risponde, le ferrovie ricevevano un impulso straordinario e si sviluppava la trazione c1ettrica; il popolo che desidera a un tempo sia Ja città sia la cam1)agna trovava comodissimo spostarsi con il bus, con la metropolitana, senza abbandonare i suoi tradizionali luoghi d'abitazione (ma ne avrebbe trovati, nelle garden.cities, di molto diverse? lo spirito informatore non ne era invece, come crediamo di avere dimostrato, egualmente contemplativo, fostivo rispetto alla campagna?) b) sicchè lu facile ai gruppi speculativi che andavano creando nei sobborghi delJc cittù tante mostruose escrescenze residenziali, gabe11are 1)Cr città.giardino i propri quartieri. Le com1>agn.iecostruttrici deUa cittit•giar. dino non riuscirono a battere quella pubblicitù privata, non riuscirono a farsi capire dai giornalisti, dagli stessi scrittori specialisti (c'era materia per « farsi capire»? non accadrà che Welwyn, per potersi lanciare, do,•rìi autodefinirsi « cittìl satellite di Londra»?) e) Tutto ciò per iJ periodo che corre dal 1900 al 1920. Quando poi - 1920.1930 - la crisi deJle città diventò evidente, gruppi di specialisti si impadronirono dell'argomento e puntarono su soluzioni particolaristiche: aumentare il verde, i parchi; salvare i monumenti antichi; im1>cdire che certi terreni di alta fertilità venissero invasi dalle ca.,se ... E, guaio maggiore di tutti, ecco gli architetti con le loro manie stilistiche, con Je loro pole– miche artistico-formali (<1negli specialisti sono dei conscr"atori ingenui, palesi. E quanto agli architetti, non è forse vero che il valore artistico di una certa costruzione è tanto più a1to quanto più valida è l'idea sociale che vi sottostà? non è forse vero che la monotonia, il grigiore, la mediocritìt delle costruzioni di Letchworth e di Welwyn sono la prima, e più avverti– bile, campagna d'aJlarme nel contenuto anodino delle cillit stesse?) 196

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