Volontà - anno VII - n.3 - 15 aprile 1953

Altrettanto chiarificatrice la maniera tenuta dalJe Compagnie nei ri– ·guardi dei negozi, e l'insorgere di un vero e proprio sfruttamento della si– tuazione da parte dei primi acquirenti. Si fissarono le zone destinate alla vendita aJ minuto, cercando senza riuscirvi di evitare che penetrasse nelle garden-cities l'uso del piccolo ne– gozio ricavato nell'abitazione del neo-commerciante; ma ciò non poteva impedire cbe alcuni, più di uno anzi parecchi, costruissero i locali e poi ... invece di esercirli in proprio li cedessero ai veri negozianti. Il terreno co– stava poco d'affitto (per 99 anni), ma col crescere della città e quindi col possibiJe aumento del volume degli affari sali assai di prezzo: sicchè. i primi acquirenti poterono farsi una buona rendita alle spalle della collettività (e in barba alla Compagnia), una rendita destinata a durare ben 99 anni ... A Welwyn, dove in principio c'erano solo 400 abitanti che non si cre– deva sarebbero di moho aumentati, non uno si presentò per affittare il ter– reno destinato a negozi. AlJora la Compagriia si rivolse alla Associazione delle Cooperative proponendole di affittar lei con garanzia di una posizione monopolistica per un certo numero di anni; ma, faccia attenzione il lettore come tutto questo metta a nudo le caratteristiche autoritarie e commerciali delle Società per la città-giardino, se sentì rispondere che un negozio coope– rativo deve basarsi sui consumatori-soci: a Welwyn non ce ne erano, quindi la Cooperative Union non poteva stanziarvisi (ci andrà in tempi prossimi ai nostri; sia perc.hè i « soci » oramai ci sono, sia perchè seguendo la curva di tutti gli organismi cooperativi il successo crescente li rassomiglia sem– pre di piì1 a una qualunque impresa capitalistica). A mali estremi, rimedi di emergenza (ma quanto consoni alla natura profonda dell'intero esperi– mento!): la Compagnia apri lei medesima i negozi, cautelandosi con un monopolio di 10 anni; l'organismo derivatone Cece fortuna, diventò ricco e potente col passare del tempo e avendo i mezzi svolse e svolge - dice in– genuamente 1mo degli zelatori - opera di centro sociale. Peccato, aggiun– giamo noi, che distruggesse i negozi « naturali » dei ,,ecchi villaggi rurali esistenti nella zona, e che gli stessi abitanti. nuovi di Welwyn non ne fossero molto entusiasti, di quel monopolio. Infine chi. costruiva, praticamente? Bob Hopc! risponderemo scherzan• do, e apJ)rofittando del (atto che le prime 5 case di Le1chworth furono CO· struite dal nonno del celebre comico americano titolare di una im1)resa edile. Di Catto, norma1i società speculath•e che lottarono vantaggiosamente (meno a Welwyn, come già dicemmo) contro le tendenze intellettualistiche deU'Unwin. Per cui non si può proprio dire che Letchworth - e nemmeno Welwyn - siano esempio di bella, o almeno buona, architettura: case brutte e sbagliate, ecco la realtà; diverse, sì, da.quelle in uso alla fi_nedel- 1'0ttoccnto, ma ahimè quanto simili alla 1>roduzione standard del1e Società costituite per speculare, se non sui terreni, almeno sui mat.erfali e sui tempi della realizzazione. CARLODocuo ·(continua) 124

RkJQdWJsaXNoZXIy