Volontà - anno VI - n.12 - 31 gennaio 1953

Che cosa fare ? Non siamo stati certamente noi, i primi - e non saremo neppure gli ultimi a porci con abbastanza fre– 'Jucnza questa domanda, senza pur– troppo darle la risposta che deside– reremmo. Se lavorare per gli anar– chici è sempre stato difficile e duro, oggi lo è tanto più nel clims sordo del di;,po-guerra, in un'atmosfera so– ciale in cui, a lato dell'indifferenza e del pessimismo c'è quasi solo fanati– smo e mistificazione. Anche Malatesta, di tanto in tanto si chiedeva: Che fare ora? Ma egli sa1>eva, dandone lui .stesso l' esem– pio, che anche nei tempi pii1 bui c'era sempre un compito nostro. « Noi ,lobbi<m10 essere sempre pronti, quali che sieno le nostre for– ze, a resistere alltl rell:io11ee ad ap– poggiare la resiste11za da qualum1ue parte venga; dobbiamo coltivare, se e fin dove sarà possibile, le pii,. cor– ,liali relazioni con gli uomini ed i partiti la cui via coincida per (JUlll• che trailo con. la nostra - ma so– pratuuo dobbiamo non comare che su noi stessi. Diventare forti, forti ttbbastlln:a per poter agire senzll tlVer bi.sogno ,/egli ttftri, ecco quel che occorre. Al– lora gli tll!ri ci ricercheramu, e ci se- 1,uirmmo. PropagC1nda.,propaganda, proptl– glll«la. Fare degli anarchici: af{itltarci, or• gar1i::arci, t1pprofomlire i nostri pro– blemi dell'oggi e del. do11umi: met– terci in grado di /JOterdare alla pre. p(lrazio11e rivolu:io,wria ed al fatto rivolu:iotrnrio l'improntt1 nostra, ec– co il com1,it.o nostro attuale ». 1 1 U, N. n. 112, 21 agosto 1951. Anche in quei tempi, doveva es– serci ehi trovava troppo poco rivo• luzionarie le proposte di lavoro di Malatesta, se egli doveva poi ritor– narC sull'argomento in questo modo: « Ma percl,è 11On dire scniplice– meu.tc facci-Omo la rivoluzione e ri– solvimuo tutte le questioni in ,ma sola volta? E la rivoluzioue bisosna fnre: "'" per fllrla bisogna mettersi o esser messi dalle circostanze, nelle posi:io- 11i di poterla fare. A noi importa poco se qualcuno ci 1.r(ltferàda « moderati », 2 ma noi non vogliamo fare come il proverbiale pastore che gridava al lupo <JUat«lo il lupo ,wn c'era, nl quale capitò poi clic nessuno gli credette quando il lupo venne dllvvero ... Se noi dicessimo che faremmo la rivoluzione domani nessuno ci crede– rebbe: forse non si commuoverebbe nemmeno la poli::ia che d'abiwdi,ie si commuove per nulla».~ Coloro che oggi si compiacciono dj ripubhlicare scritti di Malatesta del periodo 1870-1890, in ditesa del loro settarismo e di posizioni che sono in così stridente contrasto con la concezione e i metodi anarchici cJi Malalesta, dimcn1icano che <1uesti è l':marchico che non è 11111i s111!O prigioniero di un'ideologia e che idee e soluzione di 1)roblcmi ha mo– djfic:110 via via, attraverso le es1)e– rienzc sue e <1uelle degli nitri e che è rimasto sempre aperto al.le ,•erità altrui. 2 Se al J)OilO di I( moderato i, mc11usl• mo « liberale• ricono~ccrcmmo i « l!Oliti giudi:d -,, fani da rnpcrfìciali su di noi (n.d.r.). i U. N. n. IH. 2 novembre 1921. 659

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