Volontà - anno VI - n.12 - 31 gennaio 1953

iw1zione sociale sta ()roprio nel ne– gare tutto ciò, e nel resistere a eh.i lo 1>ropone in vista di imporlo. Vo– lin esclude quindi decisamente, per la Russia, che abbia esercitato una apprezzabile funzione di comando, nei moli popolari, un Movimento ·a– narchico il quale agisse attraverso <1uadri organizzati al modo d' un Partito. Ciò che egli cogHe di libcr– lario, di anarchico in certo senso, neWazione popolare (nei suoi mil– Je aspetti diversi ed anche contrad– ditori, nelle sue mille iniziative di– verse ed anche contradditorie) gli appare come tm flusso le cui radici non sono in programmi od in tesi ma nelle necessilìt implicite d'ogni a. zione liberata da vincoli esterni. E ci dice, Vo1in: in tale condizione di spontanei1à distruttiva e creativa del popolo russo gli anarchici hanno in– scrila la loro opera restando anche essi « popolo », rifiutando di farsi capi (il caso di Makno va pensato a st'), e nulla piì1. Hanno ancora senso le domande di G.P.? Certamente: nell'insieme, per (1uanto le prime sembrino ripro– porre (in sede supposta di « storia ») l'eterna questione di ciò che sarebbe stato il mondo se il naso di Cleopa• tra tosse stato pili lungo. I) Noi non possiamo certo dire se Ja Russia poteva « organizzarsi u– nitariamente » in « strutture politico economiche» diverse da quelle sta– liniane. Il popolo (anzi, i popoli) della Russ·ia erano condi1.ionati da secoli in moltitudini di sen•i e grup– petti di 1>adroni, cioè molte pecore e pochi pastori. I pastori staliniani son riusciti a riporlare nel loro recinto le pecore che erano sfuggite al recin– to dei pastori zaristi, dopo vani ten- tativi d'altri pastori liberali o socia- 1.istiche si proponevano d'intruppar– le in altri recinti a lor modo anco• ra da costruire. Si è quindi condo11i a riconoscere che )a parentesi di Ji– bertà totale consentita dalJa rivoh1- zione non è stata sufficiente a can– cellare il condizionamento servile, e quindi è vano proporsi dei se, per i1>otetici casi diversi. Ma l' analisi dei fatti rivoluzionari prc-bolscevi– chi mostra che la possibilità poten– ziale esisteva. (Se si ammettono le analogie, si potrebbero aggiungere gli esempi an– cora pii1 persuasivi della rivoluzio– ne spagnola del 1936-37, prima del– l'intervento dei bolscevichi). 2) Se una ipotetica gente russa che avesse respinto da sè i nuovi pa– droni bolsce,•ichi sarebbe stata ca– pace di difendersi contro azioni mi– litari daH'estcrno, questo pare per– fino inutile chiederselo. I bolscevi– chi han cominciato accettando la pa– ce con i tedescl1i, e vfa via i vari De– nikin Kolciak ccc. non sono i loro generali che li hanno battuti ma l'a– zione popolare. L'analisi delle lotti" J)Opolari contro gli invasori può lcizgcrsi abbastanza dettagliata in Chamberlin. 1 (Anche qui, se può essere utile a capire, può proporsi l'esempio a noi 1>iù r>rossimo deJla Spagna: la lotta armata contro Franco è stata efficien– te so1>ratutto quando era lott.'l di CO• lonn-; di pnpolo, ha cominciato a d,-. c]iuare via via che si è tra~form:>13 in lotta militare. di reparti organiz– zati e comandati). 3) Le spinte libertarie preS('nl.i nel moto popolare russo son così 1 v. W. H. -Clutmberlin, Storia della ,;. volu:ione ru.uo , Einaudi, Roma, 1945.

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