Volontà - anno VI - n.9 - 30 settembre 1952

,•iceducismo tornerà a noi. Ma solo allora, tornerà: non prima. Nou cer– to per effetto di dichittrazioui di J>rincipi. 2) La storia del mo,·imeuto anar– chico non mostra netto che uou sono mai state le dichiarazioni di princi– pi, o i chiarimenti ideologici, ad a– nimare l'azione? E la stessa pratica corrente oggi, la pratica 'della no– stra stessa attività nei gruppi e nei Congressi, non ha mostrato già tante vohe come siano inutili le giostre degli « oratori » 1 poichè alla fine i convenuti approvano una mozione qualunque e poi tornano a casa loro e si regolano a modo loro in quel che fanno, anche se è in contrasto -con la mozione approvata? 6: Gli ismi e la realtà Di,·ersi ~;a, tra cui G. Damiani. 1 si son preoccupati del vuoto ideolo– gico lasciato dal Congresso di An– cona, che ha rimandalo ad altro Congresso la definizione d'un atteg– giamento anarchico sul cosidetto « problema sindacale ». Anche qui guardiamo la realtà. La realtà mostra, su questo terre– no, due fatti essenziali. Da una parie i Sindacati. e le Centrali sindacali. macchine ben strutturate per servi– re a pnrtiti politici determinati, en– tro le quali il lavoratore inscritto non ha 1>raticamente modo alcuno per un intervento delle suf" volontà; e (causa Pd effetto) la condizione media degli operai che, soffocati da– gli ingranaggi delle grandi ortìeine 1 Mo11ime1110 anarchico e movimento sin. dacale. «L'Adunata». n. 35. 30-8-52. e delle grandi organiz:r.azìoni. non osano quasi mai nemmeno formula– re in silenzio nessuna pro1lri:i YO· lonli1. D,dl'altra partt!. una infima , minoranza di persone - gli anar– chici, noi - che pongono tulle le loro speranze d'avvenire in un ri. sorgere delle volontà tra i la,•orato– ri, e quindi vogliono partecipare alje lolle aUe agitazioni in cui i lu– voralori potrebbero rifarsi attivi ~ liberi, ma si accorgono per strada che son troppo pochi per riuscire ad avere in quel rampo una influen– za anche minima. Queste sono le condizioni di fatto. Non è <lliindi il caso di parlare di « movimento anarchico e movimen– to sindacale». che son due entità fra le quali 11~11 è possibile nessuna congruenza nè di dimensioni nè di aniruo. Nemmeno vale parlare di « anarchismo e sindacalismo)), chi! impossibile sarebbe dare una defini. zione di tali due termini, come ter– mini d'un conflitto, se si pretende di restare nel reale. Dunque? Il problema è sempre lo stesso. Chi tra noi vive tra i lavoratori delle o(ficinc e dei cainpi (ed in genere {li Lrova solo in una massa di migliaia, che, resistente ad ogni so11ecitazione d'azione, impenetrabile, l>er cui quel solo rimane solo anche dopo anni di GOS o di GAAP o di propaganda personale) vuole nonostante tutto fa• re qualcosa di bene nelle officine e nei campi. tra i suoi compagni di la– voro, <'011: suoi·compagui di lavoro. Che cOSll si può fare, co,u:retamentP. cori i mezzi di cui disponirm10? Con• statato che J>er la via dei GDS o dei GAAP o della US1 non si è riusciti a nulla - e questo è un dato d'espe– rienza innetz;abile - che altra ,·ia si 509

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