Volontà - anno VI - n.9 - 30 settembre 1952
d'usare 1a sua testa a guida del suo lavoro, ed in iali condizioni diven– tano una rocca inaccessibile per uoi, mentre in passato tanti militanti so– cialisti e repubblicani, ad es., lavo– ravano volentieri con noi in tante occasioni, e comunque ci davano un tramite di penetrazione e di attività tra gente che era Iuor del movimen– to nostro. La verità è che il popolo tutto è cresciuto in vent'anni di fascismo al. l'abitudine di ubbidire e di marcia– re in colonna, attorno a bandiere smaglianti, sotto la cappa di ideolo. gie pompose, ed oggi che ha speri– mentato il risultato finale della guer– ra perduta si rifiuta ad ascoltare qua– lwique predicazione di o: idee », e si nega ad ogni proposta che richieda iniziativa personale. Il problema che ci co11/ro,aa, quin– di, non è di natura ideologica. A conferma di ciò basta pensare come era vago e indeterminato l'atteggia– mento definito a Saint lmier: eppu– re i• bastato con1e fronte 1,er un'atti– vità sociale che ha :1 suo tempo spa• ventato e padroni e governi. Occorre dinuovo, come allora, partire dalla certezza che abbiamo in comune un orientamento netto (contro i padro– ni e contro i governi) il quale però vuol essere ritradotto in termini di attività pratièa se si vuole che pren– da u1_1a definizione maggiore. Che cosa si può lare? Questa do– manda, posta dovunque ai nostri compagni, trova pochissimi pronti a, rispondere con l'indica;,.ione di vie d azione. La rro1)aganda orale, la pro1,agan• da scritla. sta bene. Ma essa non è ancora « azione ». Che cosa si può fare, perchè in Italia sia di.nuovo presente un movimento anarchico, fi08 piccolo fin che si vuc;,le ma social– mente attivo ed efficace? Che cosa si può fare, perchè la nostra azione esista, ma non sia pos– sibile coufouderla nè con l'azione dei comunisti nè con quella dei li– berali? Risolvere questo problema signi– fica trovare dove e come si può far presa e far breccia attorno a noi. Si– gnifica uscire dall'isolamento in cui ci stiamo iosterilendo, ricordando sempre che scopo del Movimento è l'agire verso il di fuori, non già il ruminare nell'interno. Significa capire che « azione " no11 si&rnifica t< parole )) 1 e viceversa. Ed a nostro avviso è in questo tutto il compito (grave, gravissimo) del pros– simo Congresso. (Sarebbe facile aggiungere altre ragioni. 1) G. O. pensa che proponcn– nendo noi esclusivamente un lavoro concreto andiamo incontro alle idee degli « altri » che battono in conti– nuità sul chiodo della concretezza 1>ratica. Cli altri sono, crediamo. i GAAP. Mu non è evidente che 1>er loro il chiodo della concretezza\ è solo pretesto per una fabbricazione 1 a getto continuo di tesi ideologiche, di schemi di lavoro collettivo, di pia– ni d'organizzazione, ecc., cioè pro– prio di vacue formulazioni che si son già ampiamente dimostrate pri. ve d'ogni pur minima vitalità nella 1,raticn, poic·hè i Corse 50 giorn– ni separatisi daJla FAI son sem– pre gli stessi 50 giovani, sempre piì1 acidi ed inerti? Anclie pensando a tali giovani, non è con parole che clarerno loro la persuasione del loro errore. Quando ci vedranno « ope• rare )), la\'orare sul serio, chi tra lo– ro è rimasto libero dal ducismo e
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy