Volontà - anno VI - n.7 - 30 giugno 1952
di benessere, di libertà e di rratel– lanza. Ci si chiede come sia po&sibile che essi facciano tanto male pur volendo solo il bene. Il motivo risiede, se– condo me, non in loro stessi ma nell'idea che servono. In essi soprav– vive ancora il vecchio Begcl, il quale rispondeva a coloro che gli rimpro– ,·era,,ano che i Catti non corrispon– <lcsscro ;1llc sue teorie: << tanto peg– gio per i faui >). Ma Hegel si è rie– contentato d"intcrprelare il mondo; mentre Marx ha assegnato alla filo– sofia il compito di lrasfornrnrlo; i suoi discepoli sono decisi a liqui– d::1requei fatti i (1uali non confermi– no la loro filosofia. Non vogliono studiare la realtà, bensì realizzare un'idea; perciò secondo loro deve sempre cedere e trasformarsi la real. IÌI, non giì1 l'idea. Essi non si preoc– cupano di quel che è, ma di <1uel che dct1e essere. Il comunismo chia– ma « concezione scientifica del mon– do )) la propria teoria. In realtà essa è diventata una pura ideologio, nella llcggiore accezione del ter– mine. Il comunismo confessa ufficial– mente che ciò che conta non è nè la conoscenza, oè l'esperienza; ben– sì in primo luogo l'assimila::ione effi– C<lce de/l'ideologia. L'immagine clel– l'idetl/e Slitto fuluro spinge ogni al– tra cosa ue11'ombra. E in qucst'om– hr:1 è relegata anzitutto la condi– zione primordiale de11a scienza, che è Pat1cnzione concentrata sulla realtà. ~el.la sua qualità di cosa passibile di osservazione, di cosa concreta, in– dividuale e attuale, )a realtà viene, da una si111ilcconcezione, completa– mente privata di in.teresse. Le ideo– logie comuniste insegnano ad occu– parsi in primo luogo di <1uello che ha un caralt<'re generale e che ri– guarda il futuro: quello che è con– creto c presente costituisce ai loro occhi una specie di iposlasi tiella realtà, cp1alcosa che com.iderano un semplice mezzo e il cui valore è de– terminabile unicamente per rtrpf>Or– ro r,/ fine genern/c e Juturu, per rr,p– por10 ltll'ideo che deve <>ssere rell– li:.:;.t1l(1. È naturale che un;1 teoria siffatta sfoci nel1 1 impossihilitì1 per i suoi campioni di correggere i propri er– rori e di controllare la "era portata, concreta e presente, delle pro1nie azioni. Essi non indietreggiano da– vanti a nulla. null:i li stupisce. Sono indifferenti di fronte al male. ller– d1è esso sembra loro meno reale del– la feliciti1 C'he 1nospe1tano. Quaudo incontrano fatti in opposizione con la loro teoria, contestano a tali fotti un carattere di reaJ1ì1 integrale e li definiscono trascurabili. Jn <1ucsto senso hanno creato la dottrina ciel (< cnrrrttere pllrtigia,w » della scien– za, definizione che sta semplicemen– te a indicare come non conti di sa– pere quale sia l'interpretazione pii1 adatta, pili completa, di un fauo; ma come invece conti di sapere qua– le sia 1'imerpret11:.ione chP. convenga all'ideologia. Di modo cl1e la moder– na teoria sull'uomo, 1n psicologia e Pantropologia, sono per loro nulla piìi che una pseudo-scienza borghe– se, la quale va respinta a priori. Di– spongono, a proposito dell'uomo, di una teoria loro propria, e l'uomo, per essi, è quell'uomo che sia ft1t.to • per vivere nella realizzazione dell'i– dea.che gli preparano per l'avvenire. E se l'nvmo invece è così fatto che non potrà essere felice io un mondo simile, se nulla in quel mondo, che, fin da ora pnò intravveder~ dinnan. 385
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