Volontà - anno VI - n.6 - 15 maggio 1952
non riuscirei anch'io! - uno si di– ce. E perchè {are la figura ridicola di non raccogliere che poche centi, naia di voti? Una bella ,•otazione per iJ candidato sociali.sta non è Cor– se tm trionfo per il socialismo? Ed intanto la propaganda inco– mincia naturalmente a diventare sempre pila personale: siccome lo scopo immediato è di ottenere voti per lUl tale, si scivola sui principii e s'insiste sui meriti (&e reali o im– maginari non importa) di quel tale; si smussano gli angoli, si addolciseo– no le asperità, si nascondono ]e in– transigenze. Poi si casca nelle aJ. Je11nze, nelle coalizioni e, qun e là, perfino nelle bugie e nelle promes– se, e si diventa un candidato od un scnsnle di voti, come qualsiasi nitro. ln_fine arriva il giorno delle ele– z1on1. Se il candidato resta sconfitto, tut– to sta bene. Solamente non anelate pili a parlare di astensione, 1>oichè la gente vi tirerà fuori la Ia,,ola del– la volpe, che non potendo arrivare a prender l'uva, diceva che ern acer– ba; e, a dire il vero, mal si sapreb– be dar torto allo scetticismo della gente, <1uando si pensa che in tutti i paesi, e massime in Italia ed in Francia, i socialisti che aspirnano a diventar deputati hanno quasi sempre incominciato col proJ)ugnare le candidature protesta. Se poi iJ candidato riesce eletto. allora vien fuori un altro ordine di eonsidernzioni. Giaechè, si dice, or– mai la spesa è fatta e si è subita tutta la perdita di tcm1>0, di digni. tà, di cnrat1ere, che una elezione porta seco, perchè non 1,rofi11.areal– meno, in quel che si può, del trion– fo ottenuto? Un deputato gode di una certa 300 immwiità; può ,•iaggiare l'Italia per lungo e per largo nell'interesse del– la propaganda i può di tratto in trat, to dall'alto delJa tribuna parlamen• tare rinfacciare ai rappresentanti della borghesia le sofferenze del po– polo e portare nel santuario parla– mentare l'annunzio minaccioso delJa rivoluzione che viene; può svelare al pubblico le vergogne del mondo ufficiale; può essere una protesta ed una minaccia continua, vivente con– tro le istituzioni. Perchè privarsi di <1uesti vantag• gi? Forse 1,er lo stupido J>regiudizio di un giuramento, a cui nessuno cre– de ed a cui l'obbligazione leva ogni valore? O forse perchè si è tanto poco sicuri di sè da temere il eou• tallo corruttore della borghesia? No, il rifiuto sarebbe una v'iltà; bisogna andare ed affrontare il ne– mico nella sua fortezza. Ed ecco che il nostro neo-depu– tato se ne va in Parlamento, anima– to da propositi battaglieri, seh•ati– co, intrattabile, pieno il capo di concioni terribili, di a1►ustro(i san• guinose. Ed infatti, se il 1.nomento Cosse proJ>izio e la rivoluzione davYero ru• morcggiasse al di foori, egli sa1>reb– be forse trovare qualche accento ma• schio, qualche lrase scultoria che (a. rebbe saltare i colleghi come una sforzala sul ,•iso e commuoverebbe il popolo ad opere forti. Se in quei giorni di burbera intransigenza la folla in,•adesse l'aula parlamentare, egli saprebbe eccitarla a cacciare a calci i deputati ed II procedere nella ,•ia rivoluzionaria, Corse darebbe C• gli slesso l'escm1>io di meuer le ma– ni al colletto dei ministri, del pre– sidente e di tutta la banda. l\1a disgrazialamente i tempi voi-
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