Volontà - anno VI - n.5 - 31 marzo 1952

v'è possibilità e diritto assoluto di sceglie;e gli oggetti del proprio vo– lere e di farne quello che vuole. Ma sarebbe la repressione di un tale de– siderio, di un tale volere << la spie– gazione dei mali morali e intellet– tuali pili gravi di cui soffriamo )) ? C. Z. sembra crederlo, sembra non volere oltrepassare la convinzione del bambino che il mondo è tut– to di oggetti e che non ci è altro vo– lere che il suo, ch'egli è nel mondo i I solo soggetto. Fuorchè nello spi– rito, nell'autorità, nell'amore, e cioè nel sacrificio e ne11a subordinazione del volere, nell'abdicazione di sè, Ja libertà non è che una parola. Do\Te ci sono due soggetti·, due voleri, dl!e poteri v'è immediatamente conflitto e la libertà dcli' uno significa ]a schia\'itll dell'altro. L'autorità può apparire un potere perchè è la negazione d'ogni potere, perchè, in quanto spirito, è ciò che rende il potere impotente. Forse C. Z., nel ripudiare la nostra distin– zione, aveva in mente il cosidetto potere spirituale della Chiesa, che noi non ripuliamo s1)irituale affatto perchè lo spirito è cattolico e la Chiesa non l'è, perchè la Chiesa e– sclude lo spirito quando se ne attri– buisce il monopolio e fa della po– vertà di spirito, del vuoto e de11'i– nerzia dell'anime un ideale da inca– strare ed estendere nella realtà per il più facile raggiungimento dei suoi fini mondani. · Lo spirito non è imperialista. Se i poteri della terra si accaniscono tanto contro coloro in cui lo spiri– to s'agita e parla è perchè temono che da essi si sprigioni un'autorità da cui si sanno già condannati e giustamente condannati, un'autorità che estendendosi e rafforzandosi li condurrebbe inevitabilmente alla fi. ne. Per questo vogliono imporsi e farsi riconoscere co1pe autorità; per– chè si rendono conto che l'autorità li trascende, che senza almeno la pretesa di autorità sarebbero « ipso facto )) annullati. Ad un potere che non lotti per far sua, tutta sua, la autorità non rimarrebbe per soprav– vivere che di distruggere l'oggetto stesso a cui si rivolge e cioè l'uomo che meno potente pure gli rifiuta il consenso della sua mentl' e del suo \'Olcre. Ora, nel dire che l'autorità è un valore, abbiamo chiaramente espres– so che non si ha da riconoscere o inchinarsi davanti a un potere che si presenti a noi sotto la veste e nel nome d'autorità. Quando qualcuno è più forte di noi non abbiamo nul– la da opporgli eccetto il nostro l'i– fiuto d'accettarlo come autorità, e ri– fiutandolo riconosciamo l'autorità di qualcos'altro, se non altro l'autorità del nostro volere. Gli rifiutiamo il diritto d.i essere più forte di noi quand'anche non possiamo rifiutar– gliene il fatto. L'autol'ità è ciò che comanda il nostro consenso, senza compulsione, ma solo perchè lo spi– rito è un'armonia che noi rendiamo concreta ed operante col preslargli le noie del nostro \'Olere. Lo spiri– to cani a od attende per -tutto l'uni– verso, e per scandalo di C. Z. pre– cisiamo che non è affatto monopolio dell'uomo, nè della ragione nell'uo– mo, ma si manifesta pure in quella ch'egli chiama la zoologia. Un potere può prendere la ma– schera dell'autorità ma non ne può prendere il viso. Meno ancora può esso agire come autorità. Per dirla con un proverbio inglese (( a man convinced againsl his will is o[ the 265

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