Volontà - anno VI - n.5 - 31 marzo 1952
perare Ja terra e dopo si trovano a litigare per il concime, le macchi– ne, Ja manodopera, perchè non ce la fanno; spezzeuano la terra, si combatte molto meglio così contro i braccianti, la lotta si sposta tra brac– cianti e mezzadri, anzichè tra padro– ni e braccianti e il lavoro diminui– sce). Cinquanta o sessanta giornate per i lavori a compartecipazione, gli u– nici che siano falli da tuui, insie– me; il resto dell'annata, due giorni qua, due IÌI, a turno, dieci quindici giorni senza fare niente, un mese e poi alcune ore o alcuni giorni; un certo periodo per la campagna orto– frult icola (quando sono pagati a compartecipazione hanno il 50% e il 60% talvolta, perchè, mi spiega– no, sono lavori quelli che i1 padro– ne ci mette poco del suo, è tutto la– voro, come aUe barbabietole); si ti– ra avanti così sino a mettere insie– me quelle ]50-160 giornate che per– mettono di portare a casa duecento• mila lire. E' qui, nei lavori ad e– conomia, che si fa sentire il nume– ro dei braccianti (più gente c'è, più i turni sono rari), mentre è sui la– vori a compartecipazione che incide la riduzione della terra (meno terra, meno prodotti). Tn montagna le cose vanno molto peggio. Quando anelai a Montalha– no e parlai con i giovani del posto, all'osteria de] paese, più che raccon– ti rii miseria - detti asciuttamente, senza toni patetici - non si sentiva; 1e donne che non vanno più ali' Ar– rigoni (colpa del Piano Marshall, g1i hanno raccontato quelli del PC, mentre ]a fabbrica è autarchica, 1a– vora\'a per rifornire l'esercito ita– liano e quello tedesco, e così i brac– cianti si trovano a ~attersi per un sistema che torna a loro danno, è fascista), i giovani ridotti a cercare ferrivecchi, gli adulti a passare le settimane senza far nienté; ce ne so– no troppi, e la terra è tutta spezzet– tata. La faccenda - mi dice M., men– tre pedaliamo verso Ravenna - è che qua tutli si sono arricchii.i; co– nmni, opere pie, cooperative, fab– briche, tutt.i, meno che il braccian– te che è nelle stesse condizioni di sessant'anni fa. Il bracciante paga tutto con il surplus del suo lavoro - aggiunge R. a Ravenna -, J)Cr questo tuu.i si arricchiscono e lui ri– mane un bastardo. Probabilmente non è tutto così, le condizioni del bracciante sono mi– gliorate parecchio, da allora; ma se tutto questo doveva servire per strap– parlo al salario e al lavoro a gior– nata, al1ora veramente la sua posi– zione, rispetto agli altri, non è cam– biata per niente. La pressione politica qui è fortis– sima, si arriva al coltello, disperati contro disperati, nessuno capisce che bisogna stare insieme, quelli che l1anno gli stessi interessi. 1\-fa è lo– gico, tutti affamati di terra, basta dirgli che sei dalla parte di chi li tiene in queste condizioni perchè non ragionano pilt. Qui hanno vin– to i repubblicani; i mezzadri, i pic– coli proprietari e ]a città sono rc– pubb]icani. I comunisti hanno lot– tato duro per tirarsi dietro i mez– zadri, promettendo loro la terra. Lo sanno benissi.mo che il piccolo pro– prietario è pericoloso più del gros~ so, che spczzell.ando la terra si cam– bia la faccia alla regione e si sha. glia genere di economia e di strultu– ra sociale, perchè la fame aumenta; lo sanno benissimo che tutto questo 247
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