Volontà - anno VI - n.4 - 29 febbraio 1952
men li e gli aspeui della vita ordi– n.ir -ia. Si realizza in tulle le inizia– tive libere di persone o di gruppi di persone: siano esse per il lavoro, per lo studio, per l'amore, per la lotta. Ed è quell' agire libero che, po– tenziando di volontà sempre più for– ti. Ja gente pacifica, vi accumuJa at– traverso le generazioni l' energia dis'1ruttiva e creativa che prepara le • rivoluzionj e ]e alimenta verso la villoria quando si giunge a tempi di crisi. Votare è quindi l'atto elementare (Jella conservazione sociale. E per contro l'atto elementare del rinno– vamento sociale è, semplicemente, agire secondo il proprio giudizio, in accordo con i propri compagni. Le pili « democratiche » elezioni assicurano, sia pure con i ritocchi via via inevitabili, la conservazione della struttura sociale presente. l contributi personali anche mini– mi di azione diretta, per contro, o– perano a preparare una nuova strut– tura sociale, avviando l'indisciplina cosciente e la volontaria instabilità che portano sempre pili persone- vi– ve, uomini e donne, a intervenire, con la lotta e la solidarietà associa– te nello svolgimento molteplice del– la vita sociale ~ in questa vita so– ciale di oggi che tende ad imprigio– nare i molti negli astratti « colletti– vi >l, a concreto vantaggio dei pochi. 4 miopi <C pratici » che non san– no vedere lontano, ci incitano ad inquadrarci ubbidienti nelle mano• vre tattiche d' un qualche Partito, mostrandoci le riforme tangibili che per tal via si raggiungono. Ci inse• guano che è efficace eleggere depu– tati, votando le liste preparate dal loro Partito, perchè con ciò si rea– lizza qualche risultato immediato. Essi non dicono che quando io-te– noi ci lasciamo irreggimentare, ac– cettando la posizione di gregari, è inevitabile il costituirsi di capi di disuguaglianze di predomini, fonda– ti sulla nostra molteplice passività. J] risultato remoto snrà quindi - al fine di tante battaglie e tante vit– torie apparenti -~. soltanto un mu. Lamento cl i padroni e di prigione, invece della liberazione sperata. Non è teoria: è esperienza - do– po quanto è accaduto io Russia. Noi, che siamo « utopisti », guar– diamo perciò oltre la piccola con– <Juista d'oggi. Vediamo bene che l'azione dfret– ta - nella famiglia e nel gruppo, neUa fabbrica, nel campo, nel sin– dacato, nelJa scuola, ueUa strada, dappertutto - pare non concluda nulla. Essa è oggi opera o di perso– ne isolate o di gruppi minimi, dopo una così lunga servitù: come po– trebbe dare di più? L'azione diretta è come un seme che si affidi ad una terra fertile: germoglia, mette radici e foglie era– mi, cresce, finchè i] piccolo granello diviene un albero. Darà in avvenire i suoi frutti. I soli, i gruppi mini. mi, diventeranno col tempo moltitu. <lini. E saranno moltitudini attive, capaci di creare da sè, per sè e per il loro prossimo, insieme al loro prossimo. Anche questa non è teo- 167
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