Volontà - anno VI - n.4 - 29 febbraio 1952

non accetterebbe o stenterebbe ad a<'cettarc per via di ragionamento a– stratto. Ma già mentre scrivo risento nel– le orccch ic il suono dcgl i « otto pun– ti ,1 dcli'« Impulso>> e le parole del <' /.,ibnt<lire l), tulle piene di elucu– brazione astratta su astrazioni e lii impostazioni politiche sproporziona– te alle intenzioni e alle condizioni obiettive, e sopratutlo ai mezzi ob– biettivamente disponibili. Anche qui con[nsionc tra polit.ico (apparato, 1011:1tra apparati, scontro e allean• za tra interessi di apparati) e socia– Il' (problemi proposti dalla ,rita col– lettiva, necessità di risolverli su di– rrzionl" <li libertà, traendone teorie direttrici e Lrasfonclendovi le stesse in un processo senza soluzioni di coni inuilà). Non sono un'anima sensibile r non ho prevenzioni particolari con• tro la lolla poi itica; ritC'ngo soltan– to che si debba Carla con chiara co– sc·icnza di c1ue1lo che si vuole e dei r:qlporli tra mete e mezzi. Lo slogan non mi intimidisce: FonlC'nys e Masini riten~ono che il lancio di uno slogan - in ~e stesso giusto, an<'lie se nienle affatto nuo– vo - e la :.ua corroborazione con al– cune' tesi o punti, sia sufficiente a provocare un movimento rivoluzio– nario e non si curano nemmeno del– la traduzione in 1ermini di lavoro delle tesi teoriche. Si prrparano cioè acl organizzare le per$one, non le ,·ose e il lavoro su cui ci si potreb– be accordare. E accusano chi non è d'accordo di non amare gli slogans, la linea, l'organizzazione, la tatt..ica ecc. Eppure non si tratta di queslo; quando Fontenys dice che in Russia la rivoluzione si è nnlrita di slogans e impianta la questione - che gli oppositori in g:ran parte seguono per lo stesso processo di aslrazione - della compatibilità o meno dell' a– narchismo con lo slogaus (o con la tt11tica e l'organizzazione) gioca con palloncini colorati. Lo slogans in se stesso non riveste nessuna importan– za, nè morale nè pratica. Sono le condizioni circos1anziali che gliela danno; allora si vedrà se lo slogan è. appoggiato ad una grossa macchi– na burocratica rhe lo farà autorita– riamente applicare (giusto o sba– glialo che sia), oppure se esso è già nato spontaneamente nella mente di milioni di persone cd altro non è - in circostanze storiche parlicolar– mcn1c favorevoli - che un hrillante concentrato, la canzone di marcia di un sentimento già operante: « la 1erra ai contadini ,>, « tutto i] pote– r!' ai soviet ~· L' articolo di Doglio su Nehru porta l'esempio dj un al– tro slogan brillante: niente sale! ri– pclclc]o in Italia e farà ridere; in India ha sollevato una rivoluzione. Lo slogan insomma de\'e rispon– dere ad esigenze <·oncrete: a) deve riassumere con viva<'ilà e concisione un sentimento giì1 gonfiato<:i spouta– m•amente fra milioni di persone; b) deve operare in un momento di di– sgr<'l!azione sociale tale pn cui mi– lioni di persone' siano balzate [uori dagli schemi morali 1•d organizzati– vi normali; e) deve indicare obietti– vi concreti, immrdiati, alla portata tlC'lle mani di tulli. per cui l'opera– io e il contadino ~appiano già da soli che co<:a fare. Risponde a que– ste condizioni lo slogan del Terzo Fronte? No. La gente ha paura, pa11m passiva, della guerra, ma non senlc ancora la rivolta; l'ambiente non è mai stato così rigidan1ente 1·on1rollato: è aslratto, occorre spie. 2H

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