Volontà - anno VI - n.4 - 29 febbraio 1952

tempi pili lontani erano le storie dei cavalieri erranti. L'idea di una cultura popolare - (aua per il popolo e nell'inte– resse del popolo - è un 'idea con– venzionale di intelJeuuali e di lette• rati che pretendono imporre al po– polo un tipo determinato di cultura e rifiutano così alla gente la possi– bilità di giudicare su ciò che la in– teressa e la concerne. Libertà di cultura, è bene tlirlo chiaramente, vuol dire cc individua– lismo >1; il che significa che gli ar– tisti e gli scienziati debbono poter esprimere e comunicare « ciò che hanno dentro di sè )), ciò che la lo– ro personaUtà individuale crea o scopre, senza ingerenze o limitazio– ni esteriori. Le altre forme di li– bertà, quelle che si « vincolano >> e si << conformano >> e, per conseguen– za, obbediscono ad un'autorità este– riore, - estranea alle esigenze della verità e del.la certezza intima - non sono che parole di cui si abusa e formule di ipocrisia sociale. Ma qui nasce l'errore che costituisce un a– spetto del dramma elci tempi mo– derni. n socialismo è nato e si è affermato come movimento di eman– cipazione o di redenzione uroana. Era inteso come tale e si è affermato come mo,,imento di redenzione U• mana. Era sentito come tale da tutti i socialisti del XIX secoJo, e dallo stc.sso Marx. Ora, l'emancipazione dell'uomo non ha senso che come emancipazione della personalità de1- l'nomo, cioè della sua individuaJità. Invece, il socialismo è stato quasi sempre inteso nel senso di anti-indi– vidualismo, come se ]'emancipa– zione dell'uomo potesse venire dal– la mortificazione della sua indivi– dualità, 198 È per questo che, contro il socia– lismo, l'appel1o ai valori umani del– la personalità ha trovato del credito. Non è qui il posto di esaminare la legittimità di quest'appello su certe bocche. Il fatto è che quest'appello aveva un senso. La vera << socialità >> nel caso di un'opera d'arte o di una verità scien. 1ifìca, non può essere circoscritta ad una società Jimitata nello spazio e nel tempo. L'esigenza di una rico– stituzione strutturale dell'individuo è oggi universalmente sentila, dopo l'eliminazione del vecchio concetto scolastico dell'anima-sostanza, dopo il ial.limenlo dell'individuo roman– tico, dopo Ja disgregazione sensua– lista e positivista della persona. È compito del pensiero, in questa se– conda metà del XX secolo; ricostrui– re l'individuo, come principio e sorgente dei valori universali. Mi pare che il socialismo dovreb– be inserirsi in questo nuovo ordine d'idee, cioè dovrebbe proporsi, nel– la sua azione sociale e politica, non la società, che oggi gli stessi socio– loghi considerano come un mito a• strallo e trascendentale, ma ]a per– sonalità in tutte le sue categorie, in tutte le classi sociali. L'impresa non è facile. Non è una soluzione, è un prob]e11ia. Ma il socialismo ha biso– gno di rinnovare le sue formu]e, vec– chie di un secolo; ha bisogno di 1ma nuova problematica, più ricca di so– stanza. Il primo di questi problemi, che forse riassume tutti g]i altri, è quello della libertà di cultura in una società socialista. Il socialismo, affrontando questo problema, lavo– rerebbe non solo a suo vantaggio, ma a vantaggio di tutti. Il marasma altua]e de11'Europa non si limita agli effetti di catastro(e che le han•

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