Volontà - anno VI - n.4 - 29 febbraio 1952
a Santippe contro Socrate, ai monelli umbri contro San Francesco, a Lom– broso contro le creature sovrane. E non possiamo, se vogliamo ri– manere con l'intelligenza aperta. e la volontà tesa, rinchiuderci in una de– terminista o gradualista concezione storica, nella quale non ci sia po,;to per l'audacia, del pensiero o delJ'a– zione, del singolo o dei pochi. Non sarà vero Orazio « sol contro Toscana tutta :» ma è vero Pietro Micca contro i francesi invasori. Non saranno veri i trecento alle Termo– poli, ma sono veri i Mille di Gari– baldi. Carlyle pone un dualismo incon– ciliabil(' tra l'Eroe e la folla, esage– rando 1a potenza del primo e la pas– sività deUa seconda. Carlyle pone gli Eroi fuori del lo– ro tempo, lontano dai loro contem– poranei. Ne fa dei miracoli. Mentre la storla ci dà fatti collettivi ed in– dividuali, distinti nel loro modo di rivelarsi, ma fusi nella loro genesi e nell'interdipendenza del loro svi– luppo. Il mito del.l'Eroe conduce al fatto del dittatore Carlylc consigliava: « Trovme l'uomo più capace che e– sista nil paese, inalzute lni alla ca– rica su prema, e rendetegli leoJ,ment.e omaggio: a.vrete per quel paese un p<'r /et.to governo; nessun'unta elet– torale, nessuna eloquenza vnrlamen– tare, votazione, o statu,to di costi– tuzione, od altro <J114lunque mec– canismo, pot.rà migliorarlo d'un ette. Sr,rà allo stato per/Ptto - un pne– se ideale. L"uomo pilÌ capace; ciò significa anche il ,,iù. sincero di cuore, il più giusto, il più nobile: quanto egli ci dice di /(tre dev'essere apptmto <1wm10di più saggio, di pilÌ op11ortuno potessimo npprendere in qualsiasi luogo e per qualsi<tsi modo; - quanto, per ogni guisa, ci con– verrà di fare, con vera Leale ricono– scenza e senzu esit.azione! l.,e rwstre azioni e la vitu sttrebbero allora ben regolate, per quanto il govt>rno può regolare; (Juello sarebbe l'ideale del– le costituzioni )1. Carlyle conduce al dogma fasci– ta: (( Il Duce non sbaglia mai )>. Hcgcl, abbagJiato dalla fortuna napoleonica, invocava un eroe, la potenza creatrice di imperio di un genio tirannico. Ma l'astro napoleo– nico tramontò a SanL'Elena, ed He– gcl, nella Filosofia del dirit.to e nella Fifosofia della storia, alla virti:1 del– le collettiv·ità eroiche e non piì1 al genio di un tiranno auribuiva le im– prese costituenti le grandi tappe del progresso. Il fallimento delle clittalurc attua• li e le tremende esperienze a quelle inerenti finiranno per far riporre Carlylc in soffitta, tra i busti dei Ce– sari, dei Cola da Rienzo. Fino a quando i popoli non saran– no più guidati se non da quelli che il Lcssiug chiamava gli educatori dell'umanità? Per i maestri cli pcn• siero e di vita la sovranità è elerna. Essi non sono Cuochi di artifizio, bensì stelle che brillano di eterna luce nel cieJo dello spirito. C. BERNEIU 189
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