Volontà - anno VI - n.4 - 29 febbraio 1952

biografia del potere è definita. Quan– do Car1yle scriveva gli Eroi, nel 1840, Emerson osservava, in un suo saggio: (( ... ogni storia diventa sog– gettiva; in altre parole non v'ha sto– ria propriamente detta; non v' ha che la biografia )). Il progresso deUa storiografia è se– gDato dal superamento delle Vite de. gli uomini illustri. Il popolo non è più il coro della Tragedia greca. Egli appare attore principale, come ne1la film sovietica. La storia dimostra, oggi, che unl. enorme quantità di fatti che vengo– no attribuiti ad un solo è frutto di fatiche, audacie, intuizioni colletti• ve. Pili la ricerca storica approfon– disce i sondaggi, scoprendo nuovi monumenti e precisando i metodi, e più ci rivela ]a genesi collettiva dei grandi avvenimenti. L'individuo ri– mane semprç più la figura saliente di un dato momento del dramma storico: ]a catastrofe. Ma da creato– re di drammi, l'Eroe scende al ruo– lo pili modesto di primo attore. Que– sto perchè all'avvenimento spettaco– loso ]a ricerca storica non si arresta, ma ne ricerca le cause. E ]e cause riscontra nell'azione di leggi natu– ra1i ed economiche: cioè nella som– ma di circostanze interessanti e mo– venti grandi masse. Come le isole, ritirandosi i mari, apparirebbero ci– me di montagne, acrocori, altipiani, così j grandi avvenimenti, diradan– dosi il mare di nebbia che isolava i momenti salienti dal1a continuità dei periodi di formazione o di dissolvi– mento, appaiono come episodi. stret– tamente connessi col complesso delle cause, che li determinano e che tra– scendono ]e figure principali di essi. Insomma: appare che non le cime costituiscono il monte, ma i1 monte 186 ha fra le sue forme la cima. Rima– ne l'Eroe: colui che sa arrivare alla vetta. Ma egli sale sui fianchi di una piramide di pensieri ed azioni di molti. E non sempre sale. Molte vol– te il suo nome viene inciso sull'ulti– ma roccia da altri, mentre egli scri– ve, in w1 comodo albergo, le sue memorie. E molte volte manca per– fino il personaggio che il mito stori– co fa Eroe. Una rapida scorsa alle vicende del– l'istoriografia chiarisce la nostra cri. tica al Carly]e. I più antichi scrittori di storie, i così detti logografi, cominciarono a mettere in prosa, nelle loro « ge– nealogie )) di nobili schiatte, le leg– gende deJl'epica, che erano tenute· in conto di verità storiche. Raccolse– ro le scarse notizie sopra gli avveni– menti antichi, e poichè la tradizione era poco sfoura e lacunosa comple– tarono la narrazione con elementi fantastici. Gli avvenimenti notevoli si trasformarono rapidamente nella tradizione orale in leggende e in no• velie, ed i] processo psicologico che trasformò le forze naturali in divi– nità ebbe parallelo quello che tra– sformò le forze storiche collettive in opere straordinarie di Eroi. La tra– dizione scritta fu antica. In Erodoto ,·ediamo, infatti, data come storia ciò che era poesia rapsodica. Euripide, nelle sue tragedie, tra. scina le grandi figure degli eroi leg– gendari neUa polvere deHa vita quo– tidiana. Egli rivela che la leggenda è corrosa. Ma la storia rimane mi– tica, sì che Tito Livio, pur volendo, come Sallustio, stabilire la verità storica, mediante la ricerca critica, scrive, seguendo semplicemente le antiche fonti, per quanto le ritenesse

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