Volontà - anno VI - n.2-3 - 15 gennaio 1952

•lcl passalo avrebbero potuto fare - f' fecero - altr~llaoto se non meglio. foohre questo bisogno di una su- 1irema autorità, sia economico-poli- 1ica sia sociale. di1'1orce SO'ilanzial- 111ente<1uan10 di tecnic·amcnte valido ii era andato creando. È questa la rngione per eui ci sembravano ao;so– lutamentc gratuiti, aslralli, parecchi d1~iprogetti 1•resentati dai nomi (liii noli della urbanistlt'a ilaliana. G11ur– dando i modelli presentati dall'ar– c·hitetto Aslcngo. o da Quaroni, o da Vaccaro non ~i riusci,·a ad affer– rare il rtq>porto tra la natura del lf'rrcno t:.' la sistemazion(' delle C'ase; il rapporto tra gli nomini che sareh– hno clonati andare t1d abitare in 11uei cprnrlieri e il modo in cui il 111wrtinc stesso si C'Onfigurava, D'ac– rordo. noi non siamo dei !Pcniri e cruindi non sappiamo lrg:gnc con ('h iarezza un lllast ico o una pianta: ma come (' sbagliato, f', temiamo, volularrn..'nle sbaglialo, mostrarci la rni.!'f'ria dei vecchi quartieri operai M'nza indicare che le C'US(' sono vf"nu– lt' <:I.ratificandosi in (1uella maniera pnrhi· la speculazione privata lm- 1wrversava e il danaro guadagnato .,;ulla pe11e degli operai veniva speso j)t'r la creazione dei quartieri <li pa• mia. ('Omf' non è giusto aw•r fatto finta di saprrla, eor,ì era priva di ,;;;enso. a parer rnio. non eorredare modelU l' progetti dri nuovi quar– tic>ri con tutto il materiale ::ociolo– ,2:iro chf> avrebbe permesso di racca– p('zzarsi alla gente romunr, cioè alla ~f•ntr che (' d('stinata ad abitare quel– lr ca;:.e. Pcrrh{·. avrl"mmo ,·oluto do– mandare ad Astengo. perchè i quar. liNi di Falchera (vicino a Torino) ;iono impostati su nna S(•rie di rmi.r tulle a liner rurve da sembrar(' 111n- 1 i -ern('lltf'lli? È proprio 50]0 perrlu"_. in questa maniera l'occhio di chi •i affaccia scorre suJla casa di fronte in modo più libero? solo pcrchè così si vengono a costituire tanti piccoli raggruppamcnl i che non sono chiusi in righe geometriche ma danno l'im– pressione di lasciare dei varchi im– pro,•\'ii;;i, <Jna e là? lo 1wnso C'he tanto in queslo progetto, quanto in qu('llo di altri pervasi dalla stessa mcn1alità, prevalesse una aslrntta vo– lont:, geometrica che non tiene mai nessun conto del la gente che in quei <1uar1 ieri dovrà abitare C' vivf're. E in realtà mi sembra che ormai le pii, di\'crsc corn·nti clell'architctturu e dell'urbanistica moderna, lanto i ra– zionalisti qunnlo gli oq::mi<'i (un buon esempio di urbani;;1ira 1< razio– nale>) è quello offerto dal 1>rogctto Nizzoli-Fiocchi per un quarlierf" o– peraio a Canton Vesco di lvrea; un pò formalista, ma almeno r•è molto spazio, molta aria, molla lilH·rtà per i Cuturi abitatori) si comportino tut– ti come tanti demiurghi. Loro sanno c1ucllo che è vero, loro sanno come la gente dovrà vivere. E si arriva a dire come nella didascalia di un pro– getto Crancese riguardante le città di Troycs, rhe gli abitanti delle stam– berghe andranno ad abitare il nuovo quartiere sotto In 1:,ruida cli un gruppo di assistenti sociali i quali già in pre– cedenza avranno svolto un corso Sul nuovo modo di abitare. Ahro che as– sistenza! A poco a poco l'architetlo.– deminrgo costituisce anche un suo coq,o <li angeli poliziotti, e 111 geni.e finisce inscatolata come in certe de– scrizioni dell'anno duemila che sem– pre apparvero, a quanti fii noi ama– no veramente il prO!?,"rrs110. ridi,·ofo e sciorche. Allora non si rieS<:e a (•apir(' pcr– chè orni sia stato scritto a grandi 101

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