Volontà - anno VI - n.1 - 31 ottobre 1951

seggiovia e corre per il parco ecco -clic all'improvviso si muove a mez• z'aria come un uccel.lo; può credere di essere appollaiato fra le chiome <legli alberi, e mette l'occhio curio– so dentro le sale della mostra e sor– \'Ola i tavolini del dancing: si tratta di una soluzione tutta << formale » ma basta sentire le grida di gioia dei bambini quando alla. domenica la seggiovia non sta Cerma un momcn• to, per accorgersi che, almeno, si tratla di una soluzione che allegge– risce la , ila. E, per finire con la siu1- hologia1 accennerò alla pensilina d1e i:; davrmli all'ingresso: alla amp1issi– ma e complicata struttura che un nu– ~olo di corde d'acciaio tengono tesa e minacciosa contro il palazzo di Muzio; se una di quelle corde si rompesse vedrenuno tulta la mac– <·hina poicttata furiosamcnlc contro !"atrio a seminare rovine ... e forse l· proprio <rucsto, di fare solo del malf', -il deslino di ogni cosa inutile. La caea del ricco Or f'ccoci sulle soglie della l\foslra. [A, polemiche, è bene sottolinear– lo. "erlono sia sul suo contenuto sia .sul motlo seguito nella presentazione tl,·1 materiale poichi!, trattandosi sprsso di arte tlecorativa, era neces– sario 111os1rarlagià in funzione: il modo di 1ncsentare i materiali, cioè, fo giit parie non soltanto della forma ma 1.uwhe del contenuto del.la Trien– n.ilc. E questo risalta particolarmen- 1e nell'atrio e nello scalone princi– pale, in quella archi1e1tura di para– ta o di rappresentanza che con il ~uo compilo di coprire il nulla di– venta la piì1 significativa. È noto che per porre termine alle (uribonde diatribe scoppiate in seno al Comitato Ordinatore l'architetlo Baldessari prese per sè atrio e sca• Ione, lasciando che gli avversari si sbizzarrissero come volevano nelle altre sale. Credeva, evidentemente, che la cosa piì1 importante fosse da– re il tono, colpire il visitatore-spct• tatore sicchè si aggirasse poi in tutte le altre sale oramai « determinato >) da quel primo ingresso. E in genere, l'atrio piace alla gente comwie, menlre in realtà è un affare privo di senso: i pezzi di scultura sono cat– tivi, disordinati negli accoppiamen– ti; la piltura è tutta sbagliata, in– comprensibile è J'idea di affidare a due chiaristi come Spilimbergo e Del Bon delle grandi pareti. Il loro stile è congenitamente negato al lipo di racconto che gli si richiedeva, e va 1.1 finire - come andò a finire - che a la,,oro terminato do"ranno aggiun– gere qua e lit dei nuovi pezzi di pit– tura per colmare i vuoli lroppo e,,j. denti, sicc.hè al riguardante resterà sem1lre un dubbio: è totalmente sba– gliala l'illuminazione dell'atrio ed è per questa ragione che le due pit• ture son sorde, oppurt:' i due autori non tennero conto delle particolari condizioni di luce in cui operavano? Niente di meglio i disegni astralp ti posti a nascondere la serie di por– le al termine della prima rampa del– lo scalone, una frammentaria eser– citazione che forse si sarebbe potuta evitare sottolineando coloristieamen– le le porte una per una; niente di buono l'affreltato e confuso Cassi– nari, davanti a cui fa da suggello l'enorme statuona di Tavernari che la gente guarda ammirata pensando al suo peso certo formidabile: e in– vece è di cartone, e un uomo solo ci si può mellere denlro e portarla a paSSCggio.La veri1l1 è che persino la 37

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