Volontà - anno V - n.12 - 30 settembre 1951

giudizio individuale. L'aspettaziont! del bimbo all'av, 1 icioarsi della mam– ma è questa Cede, questa pretesa che al suo giudizio costruito su una e– sperienza del tutto personale, corri– sponda la realtà effettiva dell' og– getto da lui })Cusato ed invocato co– me soddisfoccnte: <1uello che gli sco– lastici chiamano adeguati rei e1. in– tellcctus! Sicchè J'oggctto del suo fruire dh 1 enta per il bimbo la reallà. Ed i primi cupricci che trovano non pili convergente e soddisfacente Ja mamma, gli Curarrno scoprire questa come« l"rtltro" da sè; non pii1 mero oggetto del suo reintegrarsi al risor– gere della brama, urn volontà essa stessa come il proprio essere: qui al– lora egli ill\,cnterìt il mondo di uni– fic,usi nel convergere con raltrn vo– lon1à. Cercherà di rinfrancare il vi– so rilbbuiuto della madre rifacendo il riso che lo ha reso altra volta gra– zioso; se <Jnesto non sari1 efficace, piangerà come alLra volta che il 1•ianto gliela ha fatta venire incon– tro, la mamma, come soddisfacente; infine, se il conforto non giunge, il bimbo terrà nella memoria il pro• prio capriccio come l'azione non buona che gli rese es1ranea la ma– dre. Coloro che si sono assunti la gra,,e responsabiliti, di crearsi una famiglia, tengano conto d.i queste os– servazioni che mettono in luce il va. lore della educazione della prima iu– fonzia. Che è poi essenzialmente so– cialità: in tiuanto iJ bimbo, spostan– do il centro di iniziativa del suo a– gire dal sè come un certo soggetto con determinate esigenze immediate, alla madre come alla soggettività ambiente che s'accordi con <1uelle, ,•iene a costruire <1nella « rifless.ione intersoggettiva » che risolvendo il contrasto delle volontà particolari 666 come inuncdialt! in una volontà pili larga e comlme, fo della società l'am• bieute non pili limitf' ma espansione gioiosa, simpatetica e morale degli indi,•idui. E in questa visione intcr• soggettiva, Ja coscienza che abbiamo visto oggettivarsi prima per la rela– zione con la « cosa » diverrà rela– zione ira individui, il comune modo di intendere, di affermare le realtà: scienza, sempre, come tecnica dell'a– zione - per ricrearsi oltre il sempre sorgente Jimite che è nel concreto determinarsi del soggclto e dei sog– getti. Scienza come con-scienza (sa– pete comune), quindi social.ità, noi chiamiamo già <1ues10,,rimo artico– larsi del vivere umano che è poi r,omc il ri1mo !ematico in cui si ar– ticola ogni sapere umano nei suoi pili maturi sviluppi metodici con pretesa <li Scienza: uell'iuizio come inconscia inquietudine che s' incon– tra a caso nel soddisfoccnte per di– ventare coscienza di quella inquietu– dine come brama di reintegrarsi, e nella ricerca del metodo del reinte– grarsi attraverso la prova e la ripro– va del già sperimentalo in diversu relazione sull'invenzione di nuove re– lazioni, oel risultato come un piit vaslo e traspositivo forsi del soggetto. E ,,ediamo cosa c'insegna ancora l'osscr\'azionc <lei bimho:ll suo spe– rimentare cd inventare è sempre un passare, dalla imitazione come par– tecipazione al mistero nel tentai ivo o pretesa d.i svelarlo, ad un piì1 auto– nomo Care come volonti1 libera, crea– tl\•a, con prelesa di magiche possi– hilitù ... La bimba che gioca alle si– gnore indossando gli indumenti della mamma crede di potere così pene– trare nel misterioso mondò dei « grandi » imitando· quel fare che

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