Volontà - anno V - n.12 - 30 settembre 1951
rubato, vilipeso, beffato, da ml con• temporaneo, di chi insomma sente il pceo grave della società che lo schiavizza e lo avvilisce, e gli fa monlare quel singulto di rh•oha che gli è impossibile soffocare. La cri– tica del Morris, è perciò calma e serena. Quesla crilica la vediamo chiara– mente tracciala, e con mano mae– stra, in alcune pagine del libro « Terra Promcs:m » e seppure es– òU ci Ja nascere il disgusto, non ci fo però sorgere quello spirito di ri– ,•oha, che è tanto necessario per ar– rh•are a rovesciare tulto il cumulo di ingiustizie che schiaccia il popo• lo. Il suo <1ua<lrodella società bor– ght>M" è dei pita veritieri: in essa iii compera e si \'Cnde, e la preoc– c·upazione dominanle è ,1uella cli ar– ricchire, <1ualche membro <li <111esta socielà a scapito s'intende deJla grande maggioranza. Tale <1uadro può tutt'al più dimostrarci tutta la "'4'iocchezza e assurdilà di una tale vila nrn non riesce a farci preparare l'arma, il mezzo per abbatterla, per– c·hè abbatterla bisognu. « Trovato il mouente » egli scrive si cercaua wa. bfthlan:oso, immorale ed ignora,ite uvventuriero (il quale non era di/fi· rilc da trovarsi in r11wi tempi cli con• rorrpnza), lo si •<comprava» e gli si ,,ffidaua l'incarico d'andare a /on– tlnrP ma. « mercato » rovesciando qua– lu11,1ue tradizionale società che si. trovasse nel paese soggiogato; di– struggendo quivi ogni benessere, ogni felicità. Costui. andava acl im– porre colà l'uso di merci, di cui gli imligeni non sentiua,w il bisogno, e prP11df•11a in cambio i J>rodotti na• lurnli, i11trcxlucell(/ocosì quella /or• ma cli furto detta « scambio». In questo modo veniva a creare in. quei popoli nuovi bisogni, J>ersopJ>crirc ,,i quali (che è come dire per olle• 1wrc dai padroni il permesso di 1Ji- 11ere)quei clisgrttziati, senz'altr(l via di scampo, eran costretti a vendersi. <,Ila schi_avitù. d'un duro lavoro, [Wr poter comperare alla «: civiltà li Jp. gli oggetti inutili ». Questa la societit d'oggi. Come 111- rit, o piì1 es.altamente come do,•reb– bc essere, secondo lui, quella di do– mani? Nel libro« Noti:if' da nessuna JHtr- 1(• » è descrilta una ,•ita ideale, la ,era K Tt>rrn promessa», com" è dello in un modo felice nel 1i1olo della traduzione italiana. E nei dia– loghi fra l'ospite, che \'iene dal pas– sato e c1ualcuno degli abitanti della uuo\'a tnra, è spiegato tulio il con– gegno, semplice ma perfetto, del nuovo vi\'ere associato, che garanti– sce felicità e libertà a tutti i cittadi– ni. Ed è così che anonito, l'ospile che viene dai terupi lontani che sono poi quelli della società in cui noi \'Ìviamo aunalmcnte, non potendo comprendere come in libertà, senza leggi e senza governi si possa vivere. domanda: « Ma quale i> il miracolo (/i questa società, che arriva a darf' libertà, benessere e felicità a tutti i suoi membri? ». La risposta è sem– plice ni.( precisa, perchè è scm1>lice ancl1e quello che non bisogna fare, se si \'uole vi,•ere liberi e felici. « lo posso (/irvi più agevolmente quello che ,um facciamo c;,hcquello che /nc– cinnw » dice il vecchio Hammond. che fa da interprete fra i.I passato di schiavitù e I il presente di libertà. E nclln nuova socieli't ideata dal Mor– ris non si fanno quasi tutte le cose rhe in,·ece è un « dovere » e un ob– bligo adempiere nella società attua- 6:ij
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