Volontà - anno V - n.10 - 19 luglio 1951
.:tffìdar~i alla gcncro6ità del proprio carcerie,rc (che in fatto non apre mai le porle, e nemmeno ne pos– siede Je chiavi) o di altri liberatori da un'altra prigione. E tale via si d1iama <.<realismo» o solido buon senso. Riprendiamo. Noi vogliamo e,,j. tare la guerra, prevenire la guerra. E se tulle le strade conducono alla guerra - che è il nostro presente dilemma - aUora noi vogliamo tro– vare perchè sia così, e come potreb– bl' essere differente, e che cosa pos• ,.iamo (are noi in tal senso. La maggior parte della gente cre• de clii' la guerra è semplicemente la difosa della loro nazione: qua– lunque e,.,,a sia e per quanto essa sia tirannica, contro nazioni stranie– re aggressive. Anche i radicali, per un effetto della dannosa influenza del pensiero stalinis1a, hanno impa– rato a spiegare la guerra in termini ili « capitalisti )), di << i1111)erialismo eC'onomico )),. di (( Wall Street »; f': la strada verso la Seconda Guerra Mondiale può ben essere staia faci• litata dal fatto che gli americani, senlito che l'inlervento nel 1914 era stato causato << dai prestiti di Mor– gan e dai profitti di Duponl )), _die– clero molta fiducia ad un governo non a1)ertamente dipendenle da Walt Street. La dourina dell'« aggresso– re )) fece presa, cominciando con il Fronte Popolare comunista f' col di– S<'orso della << quarantena >> di TI:oo• seveh. Quando le cause della guerra, b spinta verso ]a guerra, sono ri– <'crcate in un solo paese, il cosidetto « aggressore )>, non è difficile predi– re come si concluderà il ragiona– mento. La storia dei nostri tempi è ]a sto– ria delle lolle distruttive tra nazioni ciascuna delle quali vuol sopravvi– vere a spese delle altre. Non pos– siamo perciò capire la natura e le cause de] la guerra moderna, a meno che riusciamo a capire la natura del– lo Staio e de1le relazioni tra gli Stati. Ciascuna delle maggiori nazioni del mondo - quelle che si autode- finiscono le (( nazioni civili )> - ~ sotto il contro11o di un gruppo di dominatori. economici, politici mili– tari e (di solito) religiosi. Essi man– tengono una specie di (r ordinf' » at– traverso il governo, e mediante la violenza e la tradizione assicurano la permanenza delle relazioni atLuali Ji proprietà e di ri(',·hczza, I' le po– sizioni sociali cd i diritti politici ad 1•s~i favorevoli. f grn1)pi che con– trollano il governo controllano per f'ÌÒ la 1< poli1ica estera ll deJla na. ;,;ione, cioè· il suo (·omporlamcnto conw nazione rispelto alle altre na– zioni. E tanto meglio se il concetto rhe hanno i· dominntori del loro in- 1ercssr si trova a servire pure i dc. si,leri delle ma;;~e; ;;~ no, Jp masse sono lrnttcnule in una eomfor,ione di– ,,iolenta soggezioue. Questo però non significa che la ,, politica estera )> - la diplomazia e la guerra - riRetla SCIIlf)liecmente gli interessi economici de1le classi dominanl-i. Molti altri fattori con• tribuiscono a formare la ()olitica e– stera di 11110 Stato. 11 desiderio di guadagno economico o di potere bu– rocratico deJle classi dominanti è ovviamente modificato sia da con– cessioni alle classi sottostanti sia da compromessi tra i gnippi stessi che partecipano al potere. Le classi do– minanti derivano un sentimento di vantaggio pri,•ato Jallc imprese 52!
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy