Volontà - anno V - n.9 - 1 giugno 1951

Vi i· la pral ica di Cavour, quella di. Garjbaldi, quella dj Mazzinj e la pratica, realtà di domani, di Bacu– nin. Vi (' l'inserimento nei fatti com– piuti. o nellt-- forze dominanti e vi f" la prali<'a che prevede le forze che minano i fa11i compiuti e dominati. Vi è la prati,·a '"he uccide l'Ideale e la pratica che nasce dall'Ideale. Vi è la praUca che uccide gli idea. 1-iet i e coltfr.a il senilismo e ,]a pra– tica viceversa. Per· molli r'cra bisogno del fa– scismo per aC'corgersi che c'è una fHatica (< ripugnante )l e per 1nohi il fasrisrno non (' hastato ancora a svP– !(liarli. Ma che Bacunin (f> <'011 ]ui i Guil– lanme, 1 Fanelli 1 i \l.,risia e p•iù tardi i Malatesta, i Cafiero, i Galleani) sapesse leggere nella realtà del do– mani che è sempre latente ne11'oggi~ lo climostrerPbhe~o gli stessi ar~o– menti ili quei repubblicani d·i o:_!gi, i quali assicurano che senza la mo– nal'chia ·il faswismo in Italia non sa– rehhe 8orto ~fa alla· monarchia si ,arriivò per la p·ratico,mania di quelli che in 1- lalia posero il problema così: prhna l'unità poi. .. poi la repubblica. (Si può immaginare quale altra pie~a la rivoluzione italiana avreh– be preso, se avesse seguito la vja di Pi!=acanc e Sf> i due precursori, Pi 7 sarane e Ra<'nnin. si fossero incon– trati. per omnp lPtarsi e per reagire (•ontn) :,?:li ('l"TOri. contro n pratÌ('Ì– ~mo, dc-i due GinS<'J))lf'. Ma Pisacane' e.ra C"adnto C'roican1ente nel '57 a Sa– pri e i suoi Saggi <'d il suo Testamen– to C'rano aUora scpohi neH'oblio in– lercssalo di tutti i moderati della « causa nazionale >). « Noi sfomo cer'-amente dei sncia- li:itÌ, e dei rivoluzionari sinceri. Eb– bene se ci si desse il potere e noi lo conservassimo per qualche niese solo, noi non saremmo più ciò che siam.o. È per questo che detestiamo il po– ter,:,. Ogni potere >>. È ben vero che in politica non ivi sono im.provvisazioni. Questo met– terà l'acquolina alla bocca al « com• pagno Praticoni )) ,il quale pensa già che dovremo st.abil ire a che ora pre• cisa le mamme dovranno dare il hi• lwron<' ai lattanti nella società fu– tura. Cum grano salis: s1 1mr,novviseran– no ìn rivoluzione una miriade di co– se belle e meno belle, rettificabili, 1·i\,e,clibil·i sempre, diverse cli luogo in luogo, di tempo .in templl.>; se no si potrebbe anche accettare i,J « r,ia– no » di <JUe..icervelli << d·ivini )) che avranno saputo tutto prevedere per i hisogni ·ignot,ati degli altri. Ma non si :i,mprovvisa la preJJara– zionc psicol,ogic.a, la tendenza ge– nera.IP, i'I temperamento. direi, df'lla loll,a P~r CJUCStoJ'ant-ip·arlarnentarismo deglj anat·chici 11011 era pura tattica (anche i mazziniani ed i preti non ,·otavano). Ero metodo in diretto e slrett,o rapporto lo~ico e vitale, col'la finalità e con qualsiasi tappa verso la finalità: negazione del governo. Se si dovesse accedere all'jdca <lei. lo << inserimento )) provvisorio in un governo, per 1'orrore del vuoto nelle frane rivoluzionarie o per una seria e confermata fuuzione di puntella– mento rivoluzionario, Hacunin a– vrebbe torto 1narcio, tutti gli ahri autoritari in grado diverso avreblw– ro ragione e l'anarchismo (ecco il grave!) compirebbe una Itmzione ne– fasta nella sua preparazione psico– logi(•a negativa dell' autoritarismo,

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