Volontà - anno V - n.6-7 - 1 aprile 1951

la coltura americana e la russa. La <kmocrazia come tu-ticolo d"esporta– zione o da salvare è il modo di vita americano, e il comunismo che deve farla finita collo sfruttamento del– l'uomo sull'uomo è il modo di vi– vere russo. Piì1 si va avanti e i,iì1 si fa difficile la scelta fra i due, ma non v'è d'altra parte ragione si deb– ba scegliere fra i due quando, oome in Italia, si ha una coltura che dà dei punti a tutti e due, benchè, di– :;grnziatamcnte forse, non ne abbia la forza materiale. Non c'è dubbio che ci siano forze in Itali~ che cer– cano d'americanizzare o russi<fìcare lu uostrn cultura, il nostro modo di ,vi1a. e non c'è hisogno d'essere na~ zionalisti ,e ancien régime >1 per di– chinrarsi contro le due influenze e volere una rivoluzione che deve di necessiti1 cSse1·e italiana se non \'UO• le essere sem1>l iccmente mascher-a ad un prvcesso di colonizzazione piì1 o meno diretto del nostro paese. La lolla fra 11· diverse colture si Sia svolgendo ·in termini d'archia, in termini :111ticulturali. e mentre i due colossi. .americano e russo, s·i guar– dano in cagnesco e si 1>reparano al– l'urto finale. sono i paesi p-iccoli e po\·erj che pagano le s1>ese, la cui cultura viene sistematicamente vio– lata e <list.l'ulta. Sono le rcpuhhliche cosidette democratiche al di l:1 deJla cortina di ferro che pagano p,el pri– A1ilegio d'esser democratiche e (1uel– le di qua per l'aiuto del 11iano Mar– shall e la protezione del patto atlan– tico. É la povera Corea la cui gente \'ien 111assacrata, i <'8llll)i arsi e le cillì1 distrutte, la cui rulturn c'è po• ca speranza che onnai si salvi 1>iì1. 348 È privilegio anarchico il farsi pala– dino delle cause perse, il rimpiange– re le colture e le razze che la marcia inesorabile della storia ha cancel– lato dalla faccia del pianeta, il preu. dere le parti sempre del più debole e dell'o1>presso. Sentimentalismo e donchisciottismo forse, ma pure una fede che forse un giorno potrà tra– sfonuare la marcia della storia iu una fiorita, che forse un giorno, se non ,pro1>rio far risorgere i morti, ne rari, fruttificare (1uantj semi ancora l'imangono nella terra e nei figli che son loro. Mentre tutto sembra indi– care, come accennavamo nel nostro ultimo articolo in questa rivista, che ci si incammini verso lo Stato unico e 1>erfetto, osiamo crede1·e (forti uni– <"amcute <lell'es1>erienza che la storia .è tutta soq)rese e che le sue famose lci..t~ie vice11<le inevitabili si scopro– no e si definiscono sempre solo a sloria comJ\iuta) che l'indomani ci rise1wi un rigoglio di colture varie, nazionali in un primo tempo e poi t'Om111rnli 1 pre1>arnndo finalmente il terreno al federalismo auspicato 611 dal princi1>io dai grandi tuaestri del– l"r111a1-chia. Per questo non è senza emozione che seguiamo attenti, mal– grado le nuvole di archia che li of– fusc:1110, i 1novimenti genu.inamente nazionalj dell' Indocina, d' Israele, (lt"lla .ln;::oslavia e della Cina: I.a forza di un'America o di una Russia. la cui paura l'una dell'al 4 tra rwovocherà la guerra, è in fondo del medesimo genere, in relazione cioè a quel potere della ragione che a1tplirato .in un primo tern1>0 a do. minare e sfruttare al massimo la natura ci diede la rivoluzione indu– striale, ed applicato poi al control-

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