Volontà - anno V - n.6-7 - 1 aprile 1951
po~se<liamo l'agricoltura a1lpaia ine– elricabilmente fusa colla religione o la magia, e possibile immaginare m,a comunità 1)1-eistorica o ,parastorica in cui, specialmente se l'immagine del,. la madre ,vi fu 1•redominantc, iJ se– minare e il raccogliere risposero sem- 1>lice1uente ad una necessità econo– mie.a e ad una 1>revis.ione d'amore, in cui l'agriooltnra non fu religione, e in questa comunità l'introduzione di 1111 nuo,·o metodo o strumento di lavol"O vi potrehlu~ ner originato una m10,·a fornrn di roltura a larghe ri1ier<'ussioni. Cohura <111indi 11011 C. nè anzitut– to nC dopotutto, modo di acconten– tursi ilei limiti 1•osti dnll"ambiente, rhi• una tale roncczione negherebbe 11011 solo il c111·a1trredinamico t·he le ithhiamo riconosciuto pii1 sopra ma pure <111ellodi crescila stabilito uel nostro primo articolo: ma è. 1>er riò che ri~uarda l'individuo. contri– buzione allo s,'llu1>J>Odella pro1>ri11 socic1i1. senza romperne in modo al– <·11110 la continuitì1 e, pc-r servirci di 1111'i111111agine 111118icalc 1 avanzandone la 111elo1li:1senz11 (1iittrng1,::erne l'nr• monia. Questa parle(•i1u1zio11e dell'indivi– duo :11lacoltura della propria comu– nità 11011 può mai essere 1>assiva. Si 1mù parlare dello spirito che l'ali– m,·111:1come cli un'insoddis(azione, mu solo nello stesso modo in cui si può dire che il seme è insoddisfatto d'cssPre seme e \'tiole essere llianta o il 6orP d'essere 6ore pPrehè si vuo– le far frutto. Esso s1>irito non è mai uno spur:::ersi fuori del proprio am· biente pcrehè delle due sorgenti del– la morale e della religione 1pure <p1el– la ri\'Oluzionaria ha il pro1nio am- biente come fine e 1>rincipio. è la pro1,ria socictit che ,,uole trasforma– re dal di dentro, condannandosi 11I suicidio e al (allimenlo se se ne vuole staccnre o prcsch1derc da esu ('Ompletamcnte. Prendiamo il caso della coltura al livello minimo incipiente, <1uale ce lo riassmue per esempio Craham Clark in « Dallo stato selvaggio -alla ch•ilti, ». L'unili, sociale è la fami– glia. unita nella difesa e nella ricer– c11del cibo con nessuna differenzia– zione fra i suoi membri oltre quelle imposte dal sesso e dall'età, è com– pletamente isolata fuorchè nella bel– la stagione quando un cibo pili fa– cile ed abbondante richiama parec– c•hie famiglie in una data regione ove si scambiano 01getti e 1>arole e ah– bor.zano le prime danze, le jlrimc reste. i primi riti <li ,uagia. Abbia– mo li due unilit culturali, la fami• glia e il grup1>0 di famiglie. che non lii escludono ma si completano ar• ricchendosi a ,•icenda; e nel '"aso pili evoluto, ideale, di tante asso• cinzioni concentriche, quale le <·on– ccpì Kro1,01kin nel suo 11 Mutuo ap– lloggion abbiamo la stessa relazione armonica d'unità cuhurali biologica– mente concepita sen1.a la pericolo.sa dicotomia meccanica e determinista dell'organismo e l'ambiente. Trat– tandosi di colture l'ambiente non è meno organismo di quello che l'orga– nismo si.a a sua Nolla ambiente. Quando è quindi che un'unità cul– lutale si SJ >e.ua , che si commette de– litto non solo contro la llropria col– tura. unità etnica e civile in cui si è nali, ma contro la coltura tutta. in– tesa nella sua essenza uni\"ersale, nel suo impulso religioso d'unire, e in quello che gli è pili pro1>rio, di far pili bella, pii1 a~e,•ole, pili ricca la vita? 345
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