Volontà - anno IV - n.11 - 15 maggio 1950

cl1c dovrù essere clcrnn: iI ('he è mui tolnlf' illusione. Qunlunque eosn ne vcngn. si ha In sensazione che In viln non sar:'1 cambiata radi('.nlrn('11h• ma solo fi_ no ud un 1mnlo t·hc I.i rcndt•rù piÌI f:imil(' a ciù C'l1e essa era ,,,·ima del– l'inizio del ,·on'1illo. Questa J!Ucrra ha lulli i Ctll'allcri mnsturhativi di una hatlal,!liu trn chw r<''t'ìdivi S('llZa speranza. Se io ac<·<'11l110 l'n~pC'IIO o~t·c-no della ~uerTa 111od1•1·m1 lo fnt•f•io 11011 solo perchì· ~0110 ,·0111 ro la _1:!11<•1·1·11 ma perchè m•lh· emozioni ambivu– lenti cl,c c~~n ispira c111al1•oia mi meli~ in !,!l':ldo di meglio affcrrnr,· la natura dl'll'ost·<·no. Nulla sarch– Jw ,·onsidc•rato 0~(·<'110. io credo. se gli uomini vivessero .1p(·1·t.1111cn1c i loro dt·sidcri segreti. Ciò che l'uomo pavt·111a 11rnJ!1.!ionm•11h' (; il 1rov11rsi di [1·0011• alla manir,~stazio– ue, in parole o fotti, di ciò che -è in lui ma ,·he Cj!:lihn rifìulalo di vivere, di ciò eh(• ('gli ha strozzato o soffo– calo, seppelÙto, come ora si dice. ucl suo inconscio. Le quali1,·, ;a.or – dide imputnlc al nemico so110sem– pre ,1uelle che noi riconosciamo in uoi stessi: pNciò <:i alziamo ad m;. ,·idcrc, 1►en·liè ~olo H'd<•ndole pro– l1·ttn1e in uhl'i p~si,11110 co11C'eJlinw l'cnorrnilù e l'orrore. L'uomo <'f"rcn come in un sogno di u(·cidcre il 11f'– mico in sè stesso. Questo ncmi,•o. ìnlerno ('ti cslcrno, è proprio al- 1,·cllanto rf'alc qnnnlo i fantasmi dei ~noi SO}!lli, ma non di piì1. ()uan– llO si è svegli si resta apatici Hr.so lo Sll'.SSo sog110. ma dormendo c·i :-i i;cnlc pi<'11i di tf'rron•, Uo drllo n <1uanclo ~i l· ~,·e~li n: 111;1 <·'è da 6i8 domaudar:-i. q1w11c/',~ che /'1w11w I! svegli.o, se talvolta accade '? Per coloro che non hanno più il hi;a..OJ.!110 di uccidere. ehi ~·11hhanclo1111 :tll'a~– sassinio appai·r c·onH• u110 chf' cam– mini dormendo. Egli è un uomo che ccrcu di tu·ciclcre se stesso qunl"C nei suoi so~ni. E' un uomo du.· vie– ne fnccia a faccia <·011 sè :-h•~w .~ofome11te nel so~110. Ques10 è l'uomo del mondo mo– derno. !"uomo co11111nemito (• l('µ:– gemla <1ua1110 l'Uomo Comune dC"l– l'allcgoria. La 110S1rn vila odierna è conw quella d1c abbiamo soµ:nato fosse in epoche immcns.ame-111e lon– lanc del passuto. Vi (' Sf'mprc un doppio filo clit..• corri• allravf'1~0 di e55n. proprio come nel !'-OJ!:UO eh(' sc~uila dall(' anlich(' elù. SC'mprC' pa urn-c-dc-si drrio. puura-c-d C"f-Ì dcrio. Mai la sorf.!ente purn del de"idcrio. E 1·0,i noi ahhiamo e 11011 ahhi,uno. noi situno e non siamo. .Nt·I f•,1.11npo del S<'SSO l• 111 lnvoro una ,;pccif' simile di sonnambulii-mo e• di a11todc-lusio11(•: qui la biforca• zionc del puro dcsidc·rio in paura-e– dcsid~rio è µ:ionia a neart• un fon– la::ma~ori<·o mondo nel quale ra. morf" fa I.i par((' ,run t':11)1'0 ('s;.pi:i– lOl'io simile ad 1111c·amalcontf'. La pa;a.,ionc vi C 1101evolt· solo pc,· la ~u:i M!senza, o Jif'r deConm:1zio11i 1110- stniose che la rTmlono prn1icame11- 1e irriconoscibile. Trn<'ciur<' In sto– ria dcll'nllcf.!~iamcnto dell'uomo ,·nso il se~so è come infìlarsi in un lnbiriulo il cui cenlro slia su m1 pia11c1n sconosciulo. V'è slata tanta ,listorsionc e ~Ol)JJrcssionc. anche nei popoli primitivi. d,e Ol,!:~i è virtu11lnwntc im1,ossibil(• dir(' d1t~

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