Volontà - anno IV - n.8 - 15 febbraio 1950

glianza clelle opportunità. Tutti mo– di mascherati per chiamare alle ar– mi o per l'imperialismo russo o pe;: l'impetittlismo americano. ~oi 11011 amìamo tali prospettive troppo va– ste, e di conseguenza illusorie. Ci lrnsta guardare ed intendere laddo– v1._• lJO~iamo agire, l'Italia. lu ltnlia Io Stato è forte, sempre 1Jiù forw: con una polizia ogni gior– no megJin armala ecl ubbidiente, una magi.:i.\ratura più coraggiosa nel servire, un esercito più brillante, dei politici clrn si citrovan po– sto nelle assise di comando del mon– do, iiia pure come parenti poveri. In ItaliJ la Chiesa è forte, sempre più Iort,•, ed o~ui giorno di~eriscc nuova pr~da, illud,~1ulosi di rifarsi così le Qssa frolle cli vecd1iaia. li Partito Comunista è forte, sempre più for– tc,cd anche chi v'è entrn.to con una rnu,,ione di libertù s'uda~ia ogni giorno più nella facile pratica dcll'ubhidicnzn. Lu CGlL cd i suoi i.ucccdanei di vario colore sono au– ch'e-,;.si forti. ogni giorno più forti .-.eppur rlividrndosi i sol<lati: e scio• pet·i a catena ed a singhiozzo sep:ui– lano su comando giorno per giorno, ordini delle centrali. Grandi ((forzen pe, c1ii pensa che il numero è /orza. Afa /orze ttll'opern in semo nntili– be,·tnrio, tutte. Forze in rui, si espri– me la debolezza dd popolo. In Italia, troppi ,!!iovani · dalla l;!Jlerriglia son passati alla polizia, Sf'nza avvertire fratture interiori. i-imbolo dei troppi uonJini ,. donne tl'og11i t'là chr son stati ripresi dalla os!wi-sionc dd (< r•osto ,i dal timore ,klla ((prllc-J,, <'hf' hanno dimessa o– ;mi aspirazione e volontà proprie. c.-hc han preso la tessera d'uno di due di tre apparati solo pcrchè lo ritenevano utile ad ottenere 1.enza rlP,chio - che non credono più in nulla, che vnn perdendo perfino l'a– more al proprio lavoro. Ciascuno si preoccupa soltanto di arranµ;iarsi per sè . Galeotti al remo, ~li italiani tli oggi non osan pilì nemmeno peusare ('Drrne l'avventura della libertà ·– che sì. costruisce l'av\'enirf', ma 1rnò essere (q-.er 1nen la morte, cet·tamcn- 1e è «per men il dolore. Ubbidiscono daccapo tutti a signori lontani am- • mantuti tli belle promesse, i quali inla11to ((dannon o un poco cli lavoro improdullivo, u la mensa popolare, e sempre l'illusione cbe basta lascio– re ad essi la cura dell'avvenire e tut– to si a:,,.esterà nel miglìor modo sen– za nostra fatica. Il popolo italiauo è profondamen• te avvilito. Ne son visibili segni mol– teplici. Le adwmte oceaniche per ascoltare la voce del Papa o <li To– gliatti. li rinehiudersi di tanti ope– rai iu una specie di aristocrazia che a<'cetta - istigatori i politici profes• !èionali - cli farsi pa~are il salario dalla fomc di altri lavorntori, inve– ce di esigerlo dalla accumulala ric– chezza dei padroni forzandola alnw– no a nuovi investimenti produttivi. L'-.:stemlersi della devozione alln l\faòonna od al Santo locale, ancht· in ,ttentc rhe pnreva liberatn da qm•l- 1e forme superstiziose di religiosità. L'insensihilità generale JWr le soffe– re11ze delle moltitudini tli disocc-u– pati, costn·tti ad lmrran~iarsill. f' tutti sa1Jpian10 che cosa significhi. ta generale sordità dello npirito, per cui è impossibile o quasi far risuo– nare idee nuove, porre probll'mi ('d eccitare a risolverli, far pPnsnre fuo– ri dei catechismi corrCnti. Tntti ron– fl'nti, insomma (salvo pochi. CO"'Ì 455

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