Volontà - anno IV - n.8 - 15 febbraio 1950

premi in natura. A liora non si sen- 1 irnno di scio[lerarc perchè anche i lawwatori non direttamcnh' interes– sali a1la prorluzione bellica (pnciò pa!!9-li con i minimi di tariffa) ve- 11bsern trnllali in modo diverso e miJ:diorc. Pen:hè dice og:g:iqualcunfJ dm 0 remmf' 1Jgp;i scioperare noi per S0$1<'nerc loro'! (circa j} ]O%). C"è poi una forte 11ercenluale di indifferenti che tirano a campare: faccia bello o cattivo tempo a loro nou interessa, purchè arrivi il irior- 110 rli paµ;a e quello che pèrcrpi~co– no cornwnta loro di ,•egetare. Se questo S<"ritto avesse termine qui, chiunque ricevcrehhe una im– pre,;sione sgradevole. Ma nessuno. credo, penserà ont>stamcnlc che ~li operai per tutto il tempo del loro Ja,·oro ~iano solo intenti a rovinare I." a farsi rcdprncameute male. Non pochi di c~"'i. uci momenti sereni in l'ui sorge nell'atmosfera un tlesid('– rio di confidenza narrano del loro passato: le miserie e le umiliazioni )Hilitc. il peso dell'ambiente in cui sono creseiuli che li l1a faui così co– DJC souo: scontrosi i)l;nonmli pauroSi diffìde111i cli sè stessi e servi: nou cli meno nell'espressione dei loro volti e nel!,• parole dette a mcti1 si intrav– vede 1111 desiderio e un 'aspiraziour. •e non proprio un~. volontà, di mu– tare le f'omlizioni e i rar►µorti dello ambienlf' in cui vivono. Tu11a,,in manca lor<! la captl<'ità di compren– dere l'hc è nc,·essario estendere ol– tn• il limitt.· dell'amicizia la solida– l'ietà che praticano; e (li sn1}erare la c•rf'denza nella pro1nia iuferiori– tii. conj!:cnila: poichè qu,elli ,·lw si credono loro superiori li inµ:annano P'-altando le JH"Opric l'aprwitiì lccni- chc e intellettuali, nella speranza di potl'l"li sempre dominare come ll• mili e di cost'tingerli a servire. Pr1· i I loro lavoro dovreLLero ricono– S('ersi utili alla società quanto i tec– nici e pensare che nessuno è insosti– tuihilr: i· più facile a Llll operaio intelligente e di buona volontà di– ,,entare w1 tecnico o fare quello che un tecnico fu. piuttosto che uu tec– nico fact~ia quello ,·hr sa fare un buon operaio; se poi confrontassimo gli opt:'rni con ~li impicp:ati. questi ultimi ne scapiterebbero in misura moho mag~iorc. E i L11011i · operai comprendono questo. Oa parte mia riteugo necessario nell'op('l'aio la moralità: non una moralità cli classe di setta o di par– tito, non limitata a uno scopo o a un ù1tercssc particolare: non una moralit.ì della misura media, ma una. moralità che fii basa sulla giu. stizia e l'onestà. Il' problema della morali1à dell'operaio è assai com– plesso; ma è necessario che l'operaio abbia la .ma moralità: se si vuol(: <.·hc que"'ta sQcietà perisca per ctlifì– c.arm-- 1111,1 migliorr, bisogna che l'uomo muti intimamente: non si può pensare cli mutare prima l'am– hienle e di inserirci poì p;li uomini l!ià udarti a tal(' nuova società. Nc5s11no può es.sere disonesto la– dro :-ipecnlatore e pretendere insie– me di essere un rinnovatore del la so– c·ii•là: tali innovatori. se esistessero. creerebbero una :società clw ricon– tcnebbc in ,;è il ~enne dei mali per ,:ui l'uomo è co~trello, a periodi ri– correnti, a soffrire a lottare a mori– re a. C(·rcarf, rapporti mi:;diori. Eppun· tauti sono i casi di solida– rietà che mi sono stati riferiti, 1n 11110 ti1,o/!:rafia. ad t-,::cmpio. a\'vic11e 467 '

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