Volontà - anno IV - n.8 - 15 febbraio 1950

voluzioui ~toriche in cui i Capi si SoH in~rili !-oltuulo per coudurlc ,illu controri,·oluziuue. Ogni élite che osi peusar5-i capace di pensare per lutti, qualunque &ia il suo pen– i-iero, coslrui~f' nulilibcrtù. Cli «organizzatori» tH cospirazioni, a partr l'ingcnuitì1 estrema d'un tal pro1,o~i10 di fronlt: a Stuli armati come gli Stuli mot!Prni. irrci:;i:;imcn· tnno il popolo in vìstt1 Jd loro fìni. ttnzichè liherarvi gruppi capuci di proprie iniziativi•: ell iJ popolo ir– rt:ggimcnlatu è preparato per cede– re geutilmf'nle iJ passo ad op;nuno d1c vcngu a comandare. Allora un nuo\.·o Vecchio l\'londo si ricostitui– isce, ut>I senSf) che uomini uuovi van– no ai posti di padroni od ni ,,osti di servi, e nel tempo d'una genera– zione lutto sarà da ricomi11ciare. (Hiprova. In Ttnli.it, tluv·è lu vo– lontà cli rivoluzione f'he in carte stampate (' in discorsi aµ;ita come ~paural'chio il PC, ai fini dt•IIH poli– tica russa'? Anrhc chi l(S1a con To– ~Jiattin sa pen,:irt_• solo ad idee il– lustri del tipo di <dar \'inc·cre lo Sta– to rnsso contro quello americano è aprire la striula della rivoluzione». oppur(' più semplicemente 1tverriì Stalim). ]dee di g:ente che. ripone la sua fede non in sè stesso. ma agiscP sollo la spinta rniliea clell'allesa cl<>– gli ese,·citi russi. Pare umi posizione rea1istica, dal momento che quegli eserciti esistono e la loro polcnza militnl'e è ~rande. Ma è solo illusio– ne, 1·0111•(, ovvio. Clif' faranno i ~o– nerali russi rjF-prlln al bisogno di 11rivoluzione11 ,l"I lavoratore italia– no corporalizzivato nel nord e fcu– dalizzato nel sn,l, dei poveri tulli che la fame lrnttiene in atto rii ser- 458 vi o pl·ggio·t S'è vi,;l(J iu Spagna, :,;'è VÌ!,lO in Russia. Chi nou sa che Ùa Alessandro a (,iulio Ct:sare a Napo– leone a Stalin lulti i «01ar,esdalli,1 df'lln guerrn hanno sfruttato il po– polo, mai lo h . uwo liberalo '! Cli « i!pecialitli russi» che aiutauo a ricostruire ,uei paesi cOnqui~tati dai loro generali i Tribunali Po– polari, In Polizia Popolare, il (;o– ,erno Popolure, sono i continuatori intclligf'11t1 di Mussolini,: di Hitler: coltivano il mito della Mnss.'l. usano senza ci,il:ire la GI 'an.de Meuzo~nu. errano in O$(Ui silo,1Zionc la Trsla di Turco su cui il popolo si sfo~hi. fan fonzionnri! sotto ~trctto conlrol– lo un maechioario di DemO(·raziu che 1·011,;eute lutti i discorsi e m•11• su.na oppo11izioue-. Non v'è in tullo dò - nè nel fotto d1c la fabbrico sia govcrnula dai lontani spcciali– F,fÌ rlei Piani auzichè dall'antico cn– pitali'Jtn, nè nel fatto che lo Stato ,;urroghi il lntifondista nell'ordinu• 1c n 1m1J criterio il lavoro dei con– t:ulini, uè nel fotto che le scuole i giornali In rndio sian tutte indiriz– zate Hcl Psaltarc Stalin invc,·e cli Mussolini - nessuna spinta nl dc- 1erminnri:;i di pensieri uutouomi e di iniziati\'e nnlonome nrl popolo. Anzi. v'è In Crf'nzione d'un nuovo si– stema di burriere insormontabili eontro quel minimo avvio di ulibf'– ru.zion(> del di d<·ntro,, che è lu solu strada dlìcace per la creazione di nuovo, cli ouo,·o che si animi di Ji– be1·1à non tl'aulorità. In l1alia, non è i11Jo.tti ben percepibile che le spinte vere dei «dirigenti» !I.OnO: oio» ~arò Commissario della min fabbrica, «io» sarò ministro, <don sarò architr-tlo del reµ:ime. «ion fa. rò prevalere le mie 1eorie scientifi•

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