Volontà - anno IV - n.6 - 15 dicembre 1949
mmli ncJlo Stato stesso, e per il mo– mento, egli è imprgnato nell'elabo– razione dei dettagli Ji una tale ge– rarchia. In bre, e. il piano di Bar– hu rigetta in pieno la concezione Jenksiana di societ.l, comt> una mas– aa di individui indipendenti che si oggirano come elettroni dentro una struttura pre1>ara1a dulJo Slllto. e ri– stabilisce una struttura di gruppo della ii;Ocielà. Ciò è perfettamente jn linea con gli insegnamenti della mo– derna sociologia f'ht> spesso ha mes• 80 in eddenz;t la fallacia del punto di vista Jenksiauo. Una struttura di g:ru1,po si sviluppa sempre in seno ad una società; il prohl«>ma è se e come essa 3j 1,otr-à s,·iluppare in una for– ma .armonica e lihera da conflitti. Laddove questo ~hema di livelli diffcri!l<'e notevol.rnf'nte dalle gerar– chie ,proposte dai lotalital'i (i quali molto ,~orrettamente uvevnno diagno– sticato il prohlema) è qnando Bar– hu nfferma cht>, a ciascun livello, il gradino più .allo dovrebbe tenere in mano solamente quei 1>oteri che gli sono liberamente (lelegati Jai gradi– ni pili Lassi. La comunità non esige un diritto prescrittivo sui Buoi mem– bri; similmente le 1< città-comuni– ttl )I r>osscggono solamente quei po– teri che le romunità decidono di af– fidare loro. Se f'ÌÒfosse fino allo sta– . dio finale, ancht> lo Stato dovrebbe possedere solamente tali. poteri de– legati. È una c-lelegazione di poteri clal hasso in ulto, in una so1·ietà co– struita dal basso in alto. Ciò è qual– cosa o molto vecchio o del tutto nuo-– vo. Tutte le grandi i-acietà c·ootem– iJOra.nee delegano i poteri dall'alto in basso: <1uelle democ·ratiche lo fan– no cc per con!'en~o >1. In questa sua gel':m•hia, Barbu dà 356 alla t·omnnilU un ruolo imporlanlt>. iÈ colla comuuitù, non collo Stato, che l'individuo (O\'Vero 1 più es.alta– mente, la famiglia) ha da fare. CiU significa iu pratica, per esempio, che l'individuo non si dovrebbe far in– scrivere da1lo Stato per raggiungere gli SCQJ>i della sicurezza sociale; que– sta protezione è un cornpjto dt>lla co– munitù. O',altra parte, le comunittl f>Ossono salvaguardare se stesse, con– tro il sopravvenire di calamiti't, asai– curandosi presso lo Stato - in quan– to comunità - come è stato sugge– ritu. 1n brc,·e, ciò che llarhu 1n·opo• ne - ed è semp1ice ma formidabi– le - è cli interporre uno stadio (.al• meno uno) tra l'indivirluo e lo Sta– to. Questo solo passo va molto 1on– tano verso la dissipazione dell'im– pel·sonaliti1 e della burocrazia che siamo soliti associare agli istituti pubblici su !!Calo nazionaJe. Esso reu• de dHlìdJo a chi riceve un aiuto (od a chi riceve un µermesso) di " ar– raffare ,. più Ji quelJo che gli spet• ta, come pure rende difficile agli amminfatratorj impegnarsi in specu– lazioni - lagnanza udita di rado in Inghilterra, ma urgente in alcuni !li– tri paesi. Ma i ,vantaggi 11011 sono considerali solamente, o se mai prin• ••ipalmente, dal lato .amministrativo. È la vasta impersonalità del presente sistema che irrita Barhu ed i suoi seguaci. La ,·omunità, essi dirono, ,è (( &.ulla sea1a umana J>, Il lavoro Scbhene Barbu non .abbia. mai mo– strato di crt'dere che il la,,oro sia lo Af'OJ)O dcll'el!listenza, è perfettamente chiaro dw nessum, comnnitì1 potreh•
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