Volontà - anno IV - n.5 - 15 novembre 1949

l11ndosi i11 l<HTÌ solit:u·ic: <'hè anzi ,·i<'hiede la piì1 intensa e vi, 111 e dif– fusa parle<'ipazione a Utile le atti• ,vit;, sociali. E così gli anarchici par– t.t>Ci1rnno miche ai Siudacati. Ma co– me elemenl.o contrario ai • sindaca– lisi i » profouionali, come spinta d'a– llCrl1ll'a dei rigid·i statuti delle n1rie Leghe e Federazioni e della Confe– derazione, e so1>ratutto come peren– t1i e<:citatori deUa iniziativa e dell 'a– zione diretta dei lavoratori stessi. Luciamo agli altri, ai socialisti, ni comunisti, ai. catt0Jici 1 di fare del sindacalismo secondo le d ircttive dei rispettivi ,,angeli - e dei rispcuh•i pontefici c dei rispetth i catechismi (c.hè non v'è \'angelo senza prete e senza catechismo). Noi non possiamo mui trovarci sul loro piano. QuiDdi, sbagliamo quan– do acccttinmo di partecipare ai loro ~incdri (e dà gran pena vedere vec– chi militanti come Gervasio e Sassi, accettare il ruolo di « rappresentanti della corrente anarchica » nel Con– siglio Oiretlivo della CGfL - che oggi sanno assai bene non !l'occupa degli interessi dei la,·oratori ma di ben altro). E sbagliamo l)urc quando, come lahmo \·orrcbbc, ci poniamo il iprohlenrn del Sindacato i,lealc, e ci orientiamo \•erso la costituzione di una 1rnova Unione Sindacale Italiana o qualcosa di gimile (etperieuza già fatta, della quale Borghi ad es. ha dato analisi chforissimamente nega- . th·e). . Allora? Allora, :1 me pare che il problema dell'azione sindacale anarchica si pos!la formulare cosi: chi vive nel– l'officina e negli uffici r,•uolc (non già «deve») parle(:iparc insieme ai suoi 294 compagni cli l:nol'O a tulle le assl'm• blcc (e quindi anche ai Siudacati), pn pronwovcre in esse, e direlta– mento nei contatti quot.Kliaui, la ri- 1,-oltaspontaneo del lavoratore. Non v'è in questo oricutnmcnto, così formulato, il eontorno nello de– gli slogaus, delle parole d'ordine, cl1e dentro la cornice dei « piani» rendono tanto semplice far finta di capire e disporsi in allo d'ubbidien– za ai capi od agli as1)"iraut.i. capi. on v'è quindi da attendersi facili successi, uè consensi numerosi. Afa tuttavia è 9010 su <1uesta strada che si può fare dell'anarchismo entro i Sindacati: lasciando agU altri di (a. re dentro i indacati del comunismo o del cattol icismo, sia nelle 1varictà ufficiali che iu quelle colJnterali. Il popolo italiano è profonda– mente depresso, per l'insieme fosci– nno•guerra che da troppi anni or– mai lo op1>rimc, cerca di c,·it.argli ogni pensiero ed iniziative autono– me. Basta considerare che manca tra noi una vh•acc opposizione p~litica sul piano dello S1ato: gli oppositori 1·oraggiosi <'hc denunciano tutto <1ucl– lo che sanno si <-·ontano sulle dit.1. e son sempre degli isolati. Basta f•on• ~iderare che Ira noi m:rnc.i ,,cl"fino una , 1 h•ncc :1zionc sind'acalc: gli scio– peri a c:.inghiozzo cd a catena, ccc.• son lutti « esccuzione d'ordini dal– l'alto :0 1 e nessuno ad es. s'è ancora accorlo che il disoccupato con l'in– dennità cli 200 lire· al giorno nrnorc di fomc, e che al difuori delle gran– di industrie vj son innumeri zone d'ombra in cui la giornata di 8 ore è perduta, in cui tutte le « conqui– ste» dei contralti di lavoro naziona– li son lettera morta. La strada no~lra. in quc!!'ta condi-

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