Volontà - anno IV - n.5 - 15 novembre 1949

oi ilUJle -. libertà ::t che residueranno. Che senso ha quindi parlare di 11. dirillo cli sciopero» ponendosi su un terreno giuridico? La critica anarchicn ha una fun– zione essenzialmente diversa. Acl<liln le leggi per <1ucllo che 60110: stru– menti cli oppressione, clrn trovan li– miti per ,•ia se cd in <1uau10 ,·'è nei cittadini iniziativa e volontà suffi– c·icnti per rcsistcn 1 i. Lascia ai Par– titi - che sono anch'essi parie del mccc,111ismosociale presente, che ac– cetla.no l'illusione riformista, tutti, anche quando si dicono rivoluziona– ri - b. funzione di battersi per « leggi migliori». È una funzione ncci:ssaria, ovviamente: m:t non può essere funzione anarchica, e bisogna riconoscerlo, e vedere chiaramente che il terreno su cui noi 1>ossiamo ballerei non è mai quello delle leg– gi con cui si dè6nisce e si .modifica: <1CCOndo i rapporti di for-t.e di cia– ~una generazione d'opprcssi e d'op· pressori. il peso del giogo. Noi ci siam dati il compito di diffoncl'cre la coscienza del giogo, di suscitare volontìt di rivoluzione - che lo de– moliscano per sempre, non già che lo foctiano o più bel lo o pii, lcg– gc-ro. Su <1m•stopiano risulla definita an• che la nostra partecipazione alle lot– te dl"i la,·orntori. Oggi esse <.:onopre. mincntunentc lotte sindacali. ma– ncg;:iatc da «sindacalisti» di mc• sticrc. Ma noi non possiamo o,•via- 111c111c r1ccc1tarc come irre,·ocabilc ('hc tali lolle ~ian confinate entro gli ap1111ratidella CGIL od analoghi. nè che sian degli spccialis1i a pianifi– carle nell'interesse elci lavoratori, Il che 110;1c;;ignifica pensare d1c sinda– tali (' ~indarnlisti son tutta roba inu- tilc: ma soltanto accorgerci che essi hanno una funzione socia le 0$Sen– zialmente conser\'atrice, e quindi noi - avendo assunta una [unzione sociale essenzialmente rivoluzionaria, rivoluzionaria non solo iu superfìeic ma nel profondo - non 1>ossiamo mai restare al loro livello, dobbiamo scenderne e restare sempre tra i la– voratori, e contro i loro pastori e le loro pastoie. Con questa premessa, si riporla il problema all'azione sociale degli a– narchici sulle sue basi. La società è molteplice, e .molteplicità non signi– fic~ confosione, come qualcuno par intenda: espr"in1e il fatto che tutto l'wnano è complesso, diverso, costi– tuito d'clemcnti tra loro in contra– sto e 1u1ti necessari dal momento che esistono. In tale sociclà molteplice, ciascwio prende un posto di lotta !ua proprio: scnz.'l con ciò pensare che tutti gli altri son necessariamen– te furfanti o idioti. anzi ammcltcn– do che molli si illudono di far an– ch'essi bene sulla loro strada, e spesso del bene (relativo) fanno realmente. Gli anarchici, avendo ca– pito che alla radice cli tutti i peggio– ri ,mali sociali v'è lo spirito d'auto– rità d'alcuni (i generali, i capi, o gli aspiranti gcncrnli e capi) nella sua combina7.ione con lo spirito di ubbidienza di ahri (i soldati, i gre• gari. o chi <1idispone n dhcnlarlo). hanno sceho per sè il compito della 01)posizionc permanente contro l'An– torità. della lolla c.-onlro i poterj. eonlro gli istiluli in cui i r»ol.cri si cosliluiseono, dentro gli uomini che dei poteri si giovano. Lotta d1f'. o, - ,•i:1111e-nte, 11011 si può conclnrr<• ho- 293

RkJQdWJsaXNoZXIy