Volontà - anno IV - n.5 - 15 novembre 1949

apel'ta e pubblica che obblighi i go– vernanti clerico-repubblicaui <l'lla– lia .a proccss.i sempre pila numerosi per tener valide le leggi demografi– che <lel fascismo, cou che quelle leg– gi fin.iranno per crollare nella. co– scienza del 1,01>010 1 ancor oggi (C jm. bott ito )1 che i I numero è ll0lenza. -1) &I infine. solo , 1•1-0 mezzo per aiutare i 1< figli di nessuno », so– lo contro,•elcno per i Brefotrofi e per gli Istituti del Buon Pastore, pro– muo.n::re fa coslituzfone di associa– zioni per l'adozione di figli da par• le di coppie sterili: nssociazi2ni a cui partecipino medici e maestri, che focornggino le ragazze madri ad offrire i loro figliuoli per l'adozio– ne anz.ichè abbandonarli, che stud.i– no bene i ragazzi « illegittimi. » od orfoni in mock, da incoraggiare al– l'adozione le co1>pie che ne sentano ·il bisogno. Che sogno, immaginare che per 1111a tal via i ragazzi che non avrebbero genitori ed i padri e le madr·i che 11011 avrebbero figliuoli si rilrO\·ino. Ma non sogno soltanto. pnchè vi son paesi in cui è realtà, e basta volerlo tenacemente J>Crchè accada anche da noi. Alcuno dirà: belle idee. E lo dirù chi ritiene che son utopie e rinun– zia ad occuparsene e lascia « al Go-, ,•erno ,, di risoh•ere taJi problemi JJer non sentir rimorso della sua iner– zia: op1>11rechi ritiene che « la ri– voluzione» do.vd1 risolvere tutto e fratt.anto non v'è nulla da fare, che è troppo spesso un altro modo per mettersi In coscienza in pace pur non facendo nulla. Iniziative son 1>ossibili dappertul• to. in mille modi. Se noi aiuteremo a concretarle - 1)arteci1:tandovi. as- sicurando che 11011cadano in mano ai politicauli, che rimaugauo in bas– so, riunioni di popolo nel popolo, libere e molteplici - avremo ope– ralo di.rettamente per diminuire al- 1ne110 il numero dei « figli di nessu- 110 », e nello stesso tempo perchè le 1111ove generazioni cresc:uto co11 mag– giore coscienza delle proprie perso– nalità, e con maggior fiducia nella libera assocjazione 1 e con minor ten– denza a « lasciar ad altri " d'occu– parsi delle loro faccende, cioè nel scnS() globale della preparazione ri– ,·oluzionaria. Non è, on. Bianchi, imprigionan– do le piìi helle idee in formule rred– de della legge che esse diventano ef– ficaci: anzi, 1>er tal modo diventano stedli, 1>erdono anche la loro forza 1>olenziale e la loro bellezza. Dobbiamo lavorare iperchè <1uelle idee entrino nella vita c0ncreta de– gli uomini e donne del nostro tem– po, della nostra comunità - cioè perchè ,determhl.ino un mutameuto nel costume. Ben potr!a la legge pre– tendere di rinchiuderle nei suoi ar– ticoli (1uando siano entrate nel co– stume: 111a sarì1 allora la solita leg– ge-mosca-cocchiera che non conta nuUa. Oggi, invece, la legge giove– rebbe soltanto per dar altri armi al Governo contro i cittadini, per gin– ridicizzare altri interventi dello Sta– to nella vila degH individui e delle famiglie e delle associazioni. Ed im·ece la regola dell'azione so– ciale di chiunque sia 1>emoso clel– l'av,,, eni.re rimane, J>iÌI chiaro che mai, quella sem1>licc che ·gli anar– chici affermano da sempre: per la socictì1, quindi contro lo Stato, mo– ri dello Stato. C. 8EkNERI 291

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