Volontà - anno IV - n.5 - 15 novembre 1949

Ogni delegazione è un male per• chè· non è l'espressione diretta dei mandalari e perciò essa comporta una deviazione possibile del movi– menlo. Per ridurre al minimo que– sto· pericolo, preferiamo sempre i melodi più spontanei e più possibil– mente diretti. In questo senso il sin– dacato è w1 progresso io confronto alla rappresentazione parlamentare cd i consigli sono un progresso in confronto ai sindacati. l'erchè? I consigli, così come sorsero nelle ri,·oluzioni del 1905, del 1907 e del 1918, sono una creazione spontanea del popolo insorto, sono nali nella stessa rivoluzione e per conseguenza sono adatti ~Ila rivoluzione, a questa aS<:csa delle masse. Tutte le altre forme di organizzazione si sono a\'• verr~le vane, troppo rigide, freni inu- 1ili e nocivi alla marcia jn avanti delle masse rivoluzionarie. Al contrario di tutte le altre orga– nizzazioni, i consigli non sono limi– tati da nessuna &ontiera professio– nale, statutaria, ideologica ecc. I consigli includono tutti i hworatori non soltanto di tutte le industrie, ma anche quelli che ne sono fuori: 01>erai. contadini, soldati, donne o– peraie e donne senza mestiere, dj– soccupati, studcnti 1 marinai ecc. Que– sto accadde in quella rete di consi– gli di operai., di soldati e di conta– dini, di officina, di caserma e di quar• tiere che a,•evano fatto 1a loro com– parsa nei primi giorni delle rivolu– ll',.ionidel 1905, del 1917-18. 11 destino della rivoluzione non era nelle mani dei comitati direttivi nè nelle riunioni dei diversi partiti, delle federazioni o dei sindacati, ma nell'assemblce popolari! chiamate «consig1i» dove tutti i lavoratori di tutte le categorie e di tntt<' le ten- 276 <lenze di-scutcvano e decidevano delle misure da prendere. Forse, invece che parlare di « consigli » sarebbe pii1 giusto e più chiaro parlare di assemblee locali composte libera– mente dall'insieme dei lavoratori di una località, di una officina, o di una caserma, ecc., assemblee penna· nenti alle quali le delegazioni scm• pre provvisorie e sempre 1·cvocabili rendono conto dcJle prese cli conlat· to e degli atti decisi e controllati dalla stessa assemblea. È chiaro che uno slato di cose, quale noi l'abbiamo visto nascere dall'oggi al domani nel momento in cui scoppiò la rivoluzione, oorrispot~· dc ad uno stato di spirito molto dir. · rercnte da queUo che troviamo in uu 'organizzazione limitata da iute· ressi puramente professionali, da sta· tuli, da cotizzazioni, da carte di a– derenti ecc. Questo genere di orga– nizzaziont! può avere un significato · in una situazione 1>rcrivoluz-ionaria ma sarà oltrepassai.o in periodo ve– ramente ri,•o]uzionario. Ed è parti– colarmente ,,ero per i sindacati il cui meccanismo poteva forse essere ancora utile alle lotte operaie nel quadro ciel capita]ismo tradizionale. ma non lo 1>t1Ò affollo essere <1uando si dovrà rovesciare lo stesso ordine. D'altra parte il popolo non ha mai utilizzato delle organizzazioni pre– fabbricate per realizzare la rivolo• zione: è sempre nella lottn stessa eh 'egli ha forgiato i suoi strumenti di combattimento, che ha tro,•ato le forme per esprimere le sue volonta. Volere prefabbricare l'armatura del– la futura rivoluzione, della futura società, è voler preparare i freni per la sua marcia in av.auti. Se ne può concludere che, in ge– nerale, tutti i movimenti rivolu7,io-

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