Volontà - anno IV - n.4 - 15 ottobre 1949
•due bisogna scegliere. Mi pronuncio per il comuni!mo, ma prendo il mezzo tecnico del collcui, is.mo , sen– za accettarne il principio, come fe. cero tante collettività spagnole. C'è un pericolo che molti compu• gni denunceranno: quello della te– &aurizznzionc. Ci dirnnno: se gli uomini hanno del dunuro, o un simbolo monetario <1ualsiasi, noi ritorneremo ben pre• sto alla <,'Ostituzionedel capitale pri– ,,ato. Coloro che economizzeranno .accumuleranno dannro od' altro che permeltcrì, loro di diventare dei bor• ghcsi, di furc degli stok cli prodol· ti, di mezzi di produzione e servirse– ne J)C'I' sfruttare gli nitri. li risulta• to suri,. in un Lempo pilt o meno lun• go 1 dei nuovi gruppi di privilcginti. Per rimediare u questo pericolo cer• ti com11ugni trn i quuli. Lnzarlc " Santillan a) in Argentina ccl altri in Ccnnania, prima del nazismo. cd in Francia fra non compagni Duboin e la scuola abbondantista, hunno prc• t:onizzato il « cianuro fondente •, eh" sarebbe annullato ogni anno per im– pedire l'accumulazione, E coloro che lr:, i compug:1i frun– f'csi ~0110 favorc\'oli ad un flistcma monclario. :u;cellano questa COlif'C· zionc-. lo non la credo ll<'''eMnria. · O'nhrn parle vediamo .;e è nppli– cabilc. Colui ehe eeonomiua o:ul mo po• tcrc cli nc<1uisto vuole poter dispor– re a suo modo delle proprie ccono• mie. c, soddisfatto i bi.sogni norma– li, egli vuole e1·onomizz11rc durnnle par('cchi unni per procurur8i un'nu– tomohilc, unu cusn, un oggetto d'nr• le et·c.. 1uue C'OSe che non potrebbe "l Rtto11JtruciOn. Bu~nos Aires. 1935. ·252 procurarsi con i risparmi di un au– no sul suo !alario, come potrebbe realizzare il suo sogno? D'altra parte è un'abitudine trop· po radicata quella di voler disporre come meglio piace del proprio da• naro, per cui non è possibile farlo sparire da un giorno all'ultro. J acques Duhoin, statisla accanito, risoh·e il problema con dei decreti di Stato, ma noi non avremo la 1tes– c:nrisorsa sbrigati\'&. Dohbiamo con• tare suWaccouse.nlimcnto pubblico intorno alle iniziative che noi pren– deremo. E l'obbligo di spendere il proprio danaro in un modo non de– siderato, sarebbe <lifficilmcnte accet• tuto dalla pili grande pnrlc della po• polazione. Analizziamo un poco ;.ncglio que– sto problema. È posèihile credere che la tesaurizzazione Bi i►rodurrcbbc 8U una scala rosi uo:1a da eostituire un pericolo? :\'cll'insicme è il rrullo di una 80· cictà che infligge co~lante111entc agli uomini l'incertezza dei domani. Una , olla che i mezzi di c1istcnza fo88ero ussicurati a tutti. l'un·enire non ri– scr\'crebbe pilt minacce di misnin e di disoc.."<:upazione.e lu te•aurizzazio– ne si ridurrf'bbe a qunld1f' t·aso pa· 1ologieo e niente di pili. Ma anche ammesso che una parte della popolazione accumulauc ciana· ro, quali sarebbero le conseguenze antisociali? Ho già detto che non l'Ì Mrehhero pili pertionc da ,s[rull:tr<-. ll risp:tr• miatore 11011 potrebhe tro, nrc dei c:n– lnriati che gli vendono il proprio lu– rnro. Non potrebbe neppure :u:cu· nmlarc tanto clannro dn inetnllnrc un atelier con tutte le macchine o uten• sili necessari. Colui che, pur par•
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