Volontà - anno IV - n.4 - 15 ottobre 1949

zione che sale dalle profoqdità dfl• l'essere di ogni indh·iduo, e la rcli. .giositi1n~n ne sia il senso di trascen– denza al disopra del livello abiluule. E in tutto questo 130110 concorde con V. e credo lo siano lutti gli spiritico• scicnlcmcnte ed_pmanisticamente re• ligiosi; e per <[ucsto mi è possibile tro\'arc con V. una base coruune di discussione non offerta dagli articoli su l'argomento da essa pubblicati. Il mio dissenso sorge <1u:rndo «Vo– Jorit.à», sembra idcut-i:fìcarn in parte j) problema religioso con quello del. l'esistenza o meno di un Dio per– sonale, tradizionale, dislinto dal mondo e causa di esso; quando si professa « agnostica'» pcrchè si ri– cusa di bussare alla porta del tei– smo - quasichè l'oracolo di ciò che noi e l'Uni\'crso in noi stessi siamo, non parii giìi con l'organo adegualo e normale delle nostre intuizioni e aspirazioni, e della nostra coscienza morale, interprete autentico dcll'in– ti_mo significato della vita. Mi sem– bra che rinunziare all'idea di un Dio personale non debba significa• · re alfallo rnssegnarsi al buio im· penetrabile, all'incomprensione, alla rinuncia di una soluzione del proble– ma nJelafisico che lutti li compen• dia: Che C-Osa è l'uomo. Non « a Jove principium »: ,,a be, ne, ma« l'uomo è la misura di tutte le cose» e anzjtutto di se stesso. È pos• sibilc, con Lucrezio, ripudiare il cul– to degìi 'Dei eppure proclamare ((re– Jigiosità» il (( poter riguardare a tut– to con occhio pregno cli divinità )). Per integrare l'Io ncWUniverso e l'Uni\ 1 crso nell'Io non occorre uscire da noi stessi; nè ciò è possibile. Ana– lizz,rndo qualsiasi idea rli Dio, si ri- trova che essa è co~truita d( ~lc!1len– ti di capcrien7.a spirituale e morale Ullluna portata al limite col proc_csso di sublimaziÒnc: dall'klca di Dio non è quindi. possibile dedurre nulla.'M:i ciò 1~011 significa che conoscendo noi stessi, non 'possiamo far affiorare dal souoauolo valori, significati, csi. genze, promesse che dilatino la no– stra conoSCenza e 1 d :1umentino il no· stro potere. Ch"! dcib miniera del proprio essere l'uomo, in un milione o pili di anni di esistenza non abbi:1 sc.;dfito c·he gli strati più su1>erficia• li, ;1·011 significa che· le sue inluiz,i_oni non siano fedeli rivelazioni del suo esser-e, fuli!iurnzioni del suo diveni– re. M:t per comprc1idcrc se stesso l'uomo non deve, anzitutto, defor– mare la propria immagine: nou 'con– sklerarsi un frammento della realt(1, isolato dall'Uni, 1 crso intero, sia pu– re per collocarsi al disoprn cli questo e per giudicarlo dal di ruol'i. Non c'è un Universo esterno a noi, offerto :.d. la nostra interpretazione: bensì noi siamo, ognuno di noi è, il di dentro. la coscienza dclP niverso intero, chr il fotto capo, evolvendo, a noi, per nostro .me.1,zocntr.indo in noi in fase uuuum - la suprema a noi nota; ,e noi siamo la punta cosciente del la sua spirale cvolutin1, generat:.1 dalle sue volute e perciò capace di interpre– tarle interrogando noi stessi, senza uscire da uoi stessi. F. ciò che la no– stra coscienza ci dice del significu10 dell'evoluzione unh·ersalc è che l'in• lima molla generatrice di e~sa e che la sospinge ,,erso l'alto deve aven· caralteri di 1ipo umano .:...-di intcl. ligenza, finali1ì1, cLicitù, socialitì1. ~c. - << et ultra )), << L'eterno fem– minile ci solleva )) (Goethe). (( Dalla belva ,dl':1ngclo » (.Mazzini). 22i

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