Volontà - anno IV - n.3 - 15 settembre 1949
,·ita dtc rispettano la lihertà e rieo• noscono in ciascwrn l'eguale diritto :t godere dei beni naturali e dei pro• dotti della propria atti\•i1ù. t pacifico Ira ,cli anarchici che l"essere concreto. reale. l'essere che– ha co!k·icnza e sente. e !!ode e 1offrc è l'indh,iduo, e d1e la Societì1, lun– gi dall'essere qualche cosa di supe– riore di cui l'individuo è lo strumen– lo e lo !ehia,·o. non de,·e essere che maggior bene di ciascuno. E da que• 510 punto di vista si polrcbbc <lire che siumo tulli indi,•idualisti. Ma per essere anarchici non ba• sia voler l'emancipazione del pro• prio indi\'iduo, nrn bisogna ,•olcr(' l'emnucipazione di tutti; non basta ribellarsi all'oppressione, ma biso• i;:na rifiutarsi ad essere oppressori; bisognu comprendere i ,,incoli di so– lidarietit, naturale o volutu, che le,. gano gli uomini tra di loro, bisogna aurnre i propri simili, soffrire dei mali altrui, non senlirsi felici se si sa che ailri sono infelici. E questo non è tiucstione di ussetti e<·onomi– ci: è questione di sentimenti, o, co· me si dice teoricamente, ques1ione di etica. Da tali principi e tali sen1irncnti, comuni, malgrado il divcr~o linguag– gio, a tutti gli unarchici, s.i !ratta di tro\'Ore ai problemi pratici della ,,j. l:t Je soluzioni che meglio rispettano la libertà e ·meglio soddisfano i sen• timcn1i di amore e di solidarietù. Quegli anarchici che si dicono co– munisti (cd io mi metto tra casi) sono tali non pcrchè vogliano im• porre il loro speciale .modo di vede– re o credano che fuori di esso non ,·i sia salvezza, ma perchè sono con– ,·inti, Jìno a prova in contrario, che più gli uomini sono affratellati e più ]76 intima è In t·ooperuzione dei loro dorzi a ftl\ore di tutti gli associati, pili grande è il benessere e la libel'• là di cui ciascuno può godere. L'uo• mo, essi pensano, se anche è libera• to dall'oppressione dell'uomo, resta sempre esposto alle forze ostili della natura, ch'egli non può \'incere da solo, ma può col concorso degli ahri uomini dominare e trnsformarc in mezzi del proprio bene1sere. Un uo– mo che ,•olessc pr0\ 1 vedere ai suoi bi- 11ognimateriali lavorando da solo, su– rebbe lo schiavo del suo lavoro. Un <·ontadino, per esempio, che ,·olessc colti,•are da solo il ~uo peZ7.o di ter– ru, rinuncerebbe a tutti i ,,antaggi dellu cooperazione e si l'Ond:mnercb– bc ad una ,•ila miserabile: non po• trebbe concedersi periodi di riposo viaggi, studi, contatti colla ,,i1a mo!. teplicc <lei ,•usti aggruppamenti u· m:mi. .. e non riuscirebbe sempre a sfamarsi. 't grotte&eo pensare che degli anar• chici, per quanto si dicano e siano comuuis1i, ,•ogliuno vivere come in un com'ento, sottoposti alla regola comune, al paslo ed al ,·cstilo uni– formi, ecc.; rnu sarebbe egualmente assurdo il pensare ch'essi vogliano forc quello che loro pince senza te– ner conto dei bisogni degli altri, del diritto di tutli ad Wla eguale libertì1. Tulti sanno che Kropolkiu, per e• sempio, il <1uale ru tra gli anarch id uno dei pili appassionati ed il pili c– loc1ueute propagatore della co1wc• zionc comunista, fo nello fitcsso tem· po grande apostolo dell'indi1>endenza individuale e voleva con passione che tutti potessero sviluppare e soddio:.fa. re liberamente i loro gusti artis1ici 1 dedicarsi alle ricerche scientifiche. unire armoniosamente il lavoro ma•
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