Volontà - anno IV - n.3 - 15 settembre 1949

1 Forse la spiegazione d1c In psit·a• ualisi dà del bi-ogno d'ammirazione rhe è in ogni uomo non soddiSfa. Per quanto sia i;t:rnnclcl'importanza rlelle esperienze cl'infunzia non si può riconost·erla come assoluta. Ripu~na all'essenza stessa dello a:pirito di sol· tomeucrsi a questa t·ome acl ogni :.1ltra spc,·ie <li determinismo. t do– , ere della filosofia il prender ,·isionc dei fotti ,·he la psicanalisi t·omc ogni altra S4·ienza reca alla luce, ma non è poi meno uffi1·io ~uo il ri1·crcurne o costruirne la dco111ologia. 1 on ba• sta ,·osi il constatare l'esistenza di questo bisogno d'ammirazione ed .a· verne tro,·ato l'origine. Oc1·orre alfo filosofia il mostrarne il signifi1·ato e poter dire di unn coj:n die è 1·ome $ia giusto che ,·o~ì sia. La t·ondizione prima del la rn&.·ien• za è la distinzione fra l'Io e il non– lo. 1Pil1 si sviluppa la ◄·os,·ienza e più il non-Io ingiJ:antiscc e l'Io si t·onlrae quasi fino all'annichilimento. Di li l'angoscia esistenzialistu, il !1-'Cn– tirsi librato nel nulla, la puura di ,·h-ere e il sentimento di a,•cr pecca– lo nascendo, di pet·care ancora col– l"ostinarsi a ,,ivcre o col las<'iarsi ,·i– \'Cre scmplircmente. Pure a volte che l'essere sia tulio (1uello che noi non ~i è cd nitre ,,ohe c·he sia solo in noi mentre dappertutto nltro\'e, ,·'è il nulla. La fode, rome bene ru defini– ta eia Tolstoi, è ciò che fa ,,ivere. Ma, t·omc ru pure c·onstalato. la fede è di contenuto sociale. Si nede <·ioè solo se c'è chi ncde con noi. ,Per l'reclere nellu nostr,1 esistenza e nella giust ifìc·nzione dellu nostrn esistenza abbiamo bisogno di un riconoscimen– to S()('iale. Se quelle persone ,·on cui ,·iviamo danno proni ,rac·(•ellarci t·o~i c·ome ~iamo. t·omc ,·ogliamt't es– sere o crediamo di essere, allora il <'oraggio di ,·ivere ri sostiene. Altri– menti non c•rediamo in noi ste~si ed O!tni nostro atto è un chicdere'scusa d'essere al modo oppul'e un (•ontinuo e vano tentati,·o di netcure !"esistenza del mondo: l'istinto <li morte della teoria frcudiuna. Quel hisogno di ammirazione c·he portiamo in noi •fin d11ll 1 infonzia, <1ueldiritto all'interes– samento del nostro prossimo che ,·o- · Etliamo ri4_•onosciutoe ribadito ogni giorno è quindi c1tou1c·ourhi una ne– c·essità di \'ita. in quanto la nostra , ila inchiude la (·Ost·icnza. Cosi quando uno .!!guardo ci ccrc·a e noi ci ,•olgiamo da l~altra parte, quando uno d parla e nòi non ascol- 1 iamo ma pensiamo a l'ÌÒ che dire– mo a nostra ,·oha, quando diamo a divedcre <·he uno ci fa perdere un po' del nostro prezio-issitno tempo. <1uando con una rrase anemica e ('O· me buttata a caso :Smorziamo un· e– spansione o un entusiasmo. in que– ste e in CC'nt'uhre 0t·1·a!lioniporgiamo hnrricrc ull'csscre di ;1ltrc persone, le ributtiamo su @.e stesse, le prh·ia– mo di rooe. diamo un altro colpo di pit·conc a c1ucl po\'ero edificio del– l'amore in cui pur tutti si vorrebbe abitare, di cui pur 1utti ,.i proFcssi::i– rno ◄·oslrullori inddessi. Non si tratta però di forC'una pra• ti1·a del bene\'olente ascohare, del– l'adulazione e dcli.i lusinga. Chi lo fa1•csseucqui~terebbe presto una qua• lità vi~osa e piuttosto ripugnante t·omc la si rilro,·a in certi preti e iu certe povere donnette le quali 11011 han più nessun altro mezzo per forsi tollerare o per ottenere l'unico pa• !lo del giorn9. L'attenzione alla ,·i– la. ai bisogni. agli sfoghi ,del prossi- 159

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