Volontà - anno IV - n.3 - 15 settembre 1949

sono le loro possibilitì1. Si faccia op· posizione alla loro politica; e, so• prallutto, si s"eli l'ipocrisin della lo– ro casis1ica morale. La nosiru opposi– zione non dev'essere op1>re:.sione, sia ehc quesrn si manifosti, a parole, nelle intenzioni o, a folli, nelle azio– ni; ma dev'essere ribellione. È il so– lo at1eggiame11to, questo, che ci per• mella di toslruirc lent;1men1e 1 nel– l'oggi, le fondamenta della società liber.i del domani: poichè a un so– cialismo libero si giunge solo attra– \'Crso la libertà che si saprì1 conqui-' stare non solo per sè ma andie pel' gli altri. Gli atei. Altri anticlericali assumono aspetti che sono slnti e :.ono familiari a un certo anarchismo di ieri e di oggi. Sono i cosiddcll i 11 atei », i negatori di dio. In sintesi essi ragionano così: 1< Neiata l'esistc11u, di 11n dio perso– rrnle onnipotent.e onnisciente ormi– reggcnte; negato il concetto c!ii Prov. vidcnza c,wsll prima e necessaria dcl– l'i11tmccillrsi e/egli umani destini.; ric– g.atu /u teoria ciel peccato originale. dellu Vergiric, delfo redenzione; 11e– gat11ogni coricezioric esc11tologic" del– la vita " quindi ,rn'ariima irnmorta– le e quindi. ur1a vita eter11,, 11cll'al di lù; negata .J.a dottrina che insegna rssere c111cstavita unt1 1c valle di la– crime » w• « esilio »i in poche pa· role: negato il concetto di dio e di qucstll vita funzione dell'altra, tut– to il. cttstcllo delltt Chiesa Cattol.ica crollerebbe come quello di. qualsiasi a/Ire, religione; si. sfc,ldercbbe lo Sta– to ecclesiastico; si ovvi('rcbbe a ogni pericolo di teocrazia ». 138 Ma nolatc bene che questi auticle– ricali non fanno della poli1ic:1. ma bensì della •fìlosofì1Hcologica. Chiun– que "oglia discutere tali problemi per negare o affermare, non pl.lQ fare a meno di vagolare negli aerei altopia· ni della met,1fisica. Si 1r:·1t1asempre di pastori d'un'arcadiit spirituale che deliziano u,:litori e lellori con una S<•hermaglia di parole e di accenti a Ila S. P,1010 e alla 1r lib4ro pensie– ro>>. E, in genere, l'intenzione ba~c non ne è la comune ricerca della ve– rità pel tenlalivo di dis\lclare il co· munc ..rnistcro. Si tratta di dogmati– t·i che, in modi di\•ersi, gli uni af– Ecrmando e gli altri negando, ipole• cano l'ignoto II dunno .-Jclla ragione umana. Ormai è riS4.!onlralo che lauto l'a– leo <1uanto il teista assumono posi– zioni aprioristit'he, 1•er una volontà de1cnninata da una certa fede che rcs!,1 al di <1ua di ogni indagine o– bie1tiva. E per tal volontì1, per tal fede, quando siano ben radicate, non valgono tesi di raziot'inio; mentre <1uando non lo siano. c11dono da sè senza bisogno di interventi chirur– gici. E però sempre sono sterili po– sizioni, mancanti cli uu concreto ap– porto politico e sociale. IJ_)crchènon è vero, ad esempio, che, negando dio, si possa toglier fondamento al– l'autorità (le monarchie di diritto di"ino sono t·adute, rml gli assoluti– smi restano); non è neanche \·ero rhe, af'{ermando dio, si possa inspi– rure meglio negli uomini il rispetto reciproco e l':1more del prossimo (venti secoli di cristianesimo lo di– mostrano). Tutto questo non vieta ehe noi si faccia una critica ai dogmi cd ui mi• steri dai quali derivano, anche, con-

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