Volontà - anno IV - n.2 - 15 agosto 1949
za fu abnegata pel trionfo di una particolare forza politica non è al– lro che uno strumen10 di violenza, e questi uomini cli coraggio l'uma– nitì1 avrebbe tanlo da guadagnare se 11011 ci fossero. Si pensi al coraggio cl i tanti giovani nazisti e si pemi pu• re ai tanti atti di viltà perpetrati da un org;;inismo politico e resi possibi– li solo pcrchè v'cran nel suo seno tali uomini di coraggio. L'esercizio dell'intelligenza rid1icclc abiti p:.it:i• fi('i e quanlo di buono l'intclligem:a h:1 chilo all'umaniti't è <lovul,1 al rol– tivo di questi abiti o per lo meno al– la fode ne.Ila loro Jcgittimilà, Abiti di "iolcnza invece finiscono ben pre– sto col paraliuare l'intelligenza e quanto di Luon han dato all'umani- 1à rimane ancora da provarsi. Per coltivare abiti pacifici indispens.abili all'affermarsi dell'intelligenza ccrc,t l'intellettuale di porsi quanto più può fuori dalla 1otla di classe e ,:!alle diverse lotte politiche che le si so– vri1ppongono, la complicano e spo– stano perfino completamente. Segue in ciò la sua natura e serve la causa che per lui è maggiore. Si ,•orrà per ('iò pronunciare su di Jui una con– danna morale? 1Ma, moralmente, lo uomo politico non è in questo da lui in nc~sun modo diverso. L'uomo po· litico prende posizione nella lotta pcrchè cosi vuole Ja sua natura e così vuole la causa cui scn,e. Ben ci potrà dire che I.i sua è causa intel– ligente e morale, che la sua posizio– ne politica è posizione di classe. È IH.:rmcsso però peu~arc altrimenti. La sua intelligenza è tutta slrumen• tale e guerriera, non s'occupa d'in– dagine ma di tatti,·a e di pianifica· zione; la sua morale è sempre dop· pia, una Yalida per sè e per i suoi, e l'altra per i suoi nemici, un allo essendo morale o no a sct.:ondo di chi lo compie; e la sua posizione rea– le non è colla classe di cui si dichia– ra al servizio, ma colla classe poli– tica, quella che vuole per sè lutto il decidere e il comandare e per gli :.iltri tutto l'esser guidalo e l'obbe– dire. Il suo coraggio, se ne ha, <leri· ,·a tulio dalla sua natura o dalla sua scelta ad essere tra qucJli che co• mandano, tra quelli d1e vogliono fa– re la storia, una storia che non si ri– duce a nient'altro che a decidere chi deve comandal'e. L'intelligc1na vor• re.bbe invece guardare alla storia co– me a qualcosa di diverso <la una me• ra questione di comando, l'intelli– genza non vuole oppressione di sor– ta, non vuole assassini di sorta, non vuole che si domandi all'uomo un 1:oraggio inumano, vuole abolire ~– gni neccssitù per l'uomo d'essere vi– le, neecssiti't che gli uomini politici invece hanno bisogno di manlencrc e di moltiplica11c per giustificare la propria esistenza cd alluare i propri fini. Questo spiega la lolla ora ipo– crita. ora spietata, la lolla senza quartiere della politica contro l'in– telligenza. A. GuvELDI La libertà di ciascuno trova nella libertà altrui non un limite ma uo aiuto. L'uomo più libero è c1uello che ha il maggior numero di rapporti con i suoi simili. I. PROUDHON lù3
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