Volontà - anno IV - n.2 - 15 agosto 1949

1rnra11e11111cnlc 1 dalla lotta di dai-se. :Ma oon (! questo fol'sc lu gloria e il fine ultimo dell'uomo? Che cos'è la ,rnima, d1e t:o~ 'è il pe11sicro, che 1-·os"èl'uo,uo, se non il frullo di una liberti, dai t:onflitti d 0 cgoismi 1 dalla lott:i. per la \'ila, di t·ui la lolla cli d;,issc non è dlC un aspello? Animu, pensiero, uomo non sono che un'c• mcrgcuz.1 dal (·onfli110 1.:ic<·o,brutale delle spe,·ic. da quello 1.:heSchopen– hauer ehi,uua,a il Will; sollo l"af– fermazione della liben:, in un 111011• do dO\ r lutlo è determinismo. Tra• dimcnto della causa dell'uomo è il clindi che , i son determinismi ine• lutÌabili. L'uomo d'intelligenza è quegli d1c mette l"uman itit al di so• pra della tla'-SC. I politit.'i di sinistra sono jn mala fede quando afferma– no di ert:derc in un dctcnuinismo e• conomico e poi si danno tanto da fa. re per combattere e sopprimere chi crede nclln liberlit. chi l'redc ehe ci siano :.dlri \alori che non quelli cle– lcrrninali <lai possesso, dall'uso e dal desiderio della ricchezza. Ogni pro• gresso storieo. d'ahra parte. ha po– Iulo affermar~i perchè d furono in• tclligcnze che si credettero cd agi– rono libere dalla storicità. L'argo– mento tomunista <·hc l'uomo na• scendo Jc\'e tutto alla prnpri.;1 clas– se non ha più valide credenziali di quelle dell'argomento fascista che l"uomo dc,c Lutto alla propria pa· tria o <li quello cattolico che deve tutto nlla religione in cui è cresciu• lt·. :.\'on è pii1 intelligente e non è più scientifico il dire che lo scopo delrumanit:'t è d'instaurnrc la socie– là comunista con capitale il Krem– lino che il dire che il suo F-Copoin– Hce è quello di far tutti grassi e fe- 102 lici coi miliardi americani o tulli beati e beoti nell'O\•ile di Roma. Per discreditare la caus:1 J~ll'intel• ligenza si citano poi casi numerosi di viltù d'intellenuali, non tutti ge– nuini, e sui <1uali l'intelligenza po· trcbbe se HOII altro avvertire con Dante: << Non siate pronti a giudi– car». Che da un'intclli~cnza S\ ilup· pat:1 ci sia da aspettarsi una più al– tu co~cienza di ,alori etici è giusto, rna che s'ac('Ompagni pure d"una su· pcriore fol'za di caratlerc non è nè ucll'orclinc logico nè in quello dei fatti. L'intcllcuualc ha come ogni uomo la sua pelle <la sahar<' e pure tanti interessi meschini coi quali nei. momenti cli crisi può, a suo disonore,. intimamente ed equivocamcnle con– fondere la propria intelligenza. È ecrto che gli abili di studio, di pen– siero, di cohilo della sensibilità e d'introspezione fanno l'intellettuale inadallo agli ali i di coraggio che .-;i domandano nei momenti cli crisi. Da altra parte J'allcnamento al coraggio gencr.i spesso la hrutalitit e crea quelle condizioni in cui il cornggio perde ogni v,alorc etico e s'afferma 1col sacrificio altrui alla ,iltà. Se d fossero mcuo uomini coraggiosi non assisteremmo a tanta -viltì1. Pcrchè il coraggio di <1uanli ne rimpronrano la mancanza agli intellettuali è spes~ so ben lungi dall'e,:scrnc la forma superiore. quella di un Gandhi per esempio, e si riduce talvolta a qual– \'Orn d'intimamente fisico, ad una prontezz.'l a porre la propria vita a repentaglio la cui immediata e pili tangibile conseguenza è quella di non tenere ju alcun conto la vita altrui. L'uomo di coraggio la cui intelligeu-

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