Volontà - anno IV - n.1 - 15 luglio 1949
,oro, -:li loro sohanlo. JnHcc. il po– _li1ico è colui thc dice al suo pros– "l!:imo: voi dovete rcgolan·i come vi .suggerisco io, seguirmi, cd anetc bc– ncssc1·e e libertà, faccio io il piuno per voi. Questa è la forma ncmicu dell'organizzare: si trattu allora di un processo che suppone di neces,i– tà un piccolo gruppo cli « organiz– zatori» cd una molli1udine cli « or– ganizzati"', e finisce sempre male. anche quando comincia bene. Jn\'ccc, se all'azione sociale si manlienc la sua premes-a morale: cioè si rispetta la propria liberttt nella liber1i1 del prossimo; cioè ci si rifiut:1 non solo ad ubbklire ma anche u comandare, richiesti o non richiesti; cioè si « vi\fc >) già oggi ride.i di 11gu<1glia11:;<1 nelfo diversità che è l'affermazione morale fonda• n,cnlalc dcll':uiarchismo - ullora il lavoro di ciascuno si organizzerà nel– l'interno del suo gruppo, le intese lrn gruppi sorgeranno dalle loro ini– ziative autonome, in tutti i momenti dell'agire umano saranno presenti non solo gli impulsi m:t anche i fre– ni necessari - i quali non esislono · néll:t sapienza d'uno o di pochi ma si costituiscono via "ia nell'integra• ziouc delle "olonlà cli coslruire o di resistere di tuui. Le norme morali non sono un'in– \'cnzionc di Gesl1 o cli Kropolkine: costituiscono l'elemento il piit per• maucnte ed il pili opcrame della realtà che noi chiamiamQ « umani– tà ». Ad ognuno di noi accade, pur– lroppo, d'essere talvolta sollecitato ad affermare l.1 propri.i superiorità. o inclinalo a quietarsi in un:1 accel• !azione di inferiorità. L'una au ivitì1 l'altra inerzia sono ancora ad un li– vello inferiore. sono animali. Uma• -30 no è vincerle, saper essere uguale tra uguali - non nell'a.:.tratto dei libri ma ncll.i breve serie <li gior– nate che ciaM.:uno cli noi ha da vh 1 e– re. t perciò che l'nzione aociale mo– ralizzata (quella che io chiamo « anlipolitica » per distinguerla dalla uzione sociale dei politici, mercanti e costruttori di Ideologie) è iu fon– do - dal punto di vista umano - IJ. sob realistica davvero. Conclusio– ne che troni la sua conferma nel– l'esperienza: chè do,•unquc un:1 co– munità umana ha realiz.zalo un suo optimum di benessere e <li libertà congiunti pC'r tutti e ciaM.:uno i suoi membri, fa non vi son « capi », non ,,j son « poi it ici » - .nm solo gente varia dic tutta è al lavoro, ognuno sc,;ondo sè stesso e secondo gli altri. Con <1ueste idee, così sommarie ed elementari, io \'Orrei metterti in e\·i– cleuza che un anarchismo non poli– ticante. l'anarchismo che io \'h·o e tant'allri con mc a modo loro, non è affatto « una "!tività scmisou.errc,. 11cc, intese, cui estrarre da u.na 11wssa comlc,mww gli individui che già lwn. 110 in sè J>OSSibilitàdi libertt;.ionc ,,. t un mc.-JO di \'i\'Cre, di vivere pic– Hamcntc - seuza nemmeno pensare mai il concetto di « mass:, :u, certi così di restare sempre alla statura <lrll'uomo comune. In questo senso, non aristocratico, non pei!simistico, non ,·olto a preparare nuovi strali di padroni, v'è spazio amplissimo 1>er– c.h("tu possa essere te stesso insieme a i tuoi vicini. perchè con te ciascun d'essi possa essere sè stesso. Così fa– rete la storia, cioè contribuirete quel tanto che potrete a disfare i mali so• ciali in. atto: non collaborando mai. :1 dar eserciti :ti generali, e lasci:tn•
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