Volontà - anno III - n.9 - 15 marzo 1949

:unmelle) che la combinazione tra un :1pp,1rnlo governati\'O di cui solo glr: ;1utorilari comprendevano la n.1tur:.1, cd una massa di gente lasci:.tta in uno /oliato di disillusione caotica e di stupore, avrebbe inevitabilmente signifi– calo dittatura, Impero, cd a suo tempo anche guerra. Per IProudhon non si trattava affatto di << classe media » contro « proletariato >>- In fallo egli' mise sempre piì, in rilievo come l'inerzia (o il « sostegno passivo >1) degli: operai disgustati era stato un fattore o:sscnziale per il successo del Colpo. di Stato, mcnlre alla classe media<{ liberale» spiaceva profondamente l'idea di perdere le franchigie politiche che pure aveva, con le mani stesse dei ,uoi figli, dei suoj .mariti e dei suoi padri, aiutalo a distruggere nelle per· sone degli operai parigini. lnohrc, quando ,Proudhon dicc\'a che Luigi Na-• poleonc poteva essere « o la Rh,oluzione o niente.», egli non intendeva d'esprimere ,fiducia in un uomo a cui s'era opposto con tutla 111sua forza e f>Cril <1uale non aveva akuna specie di rispetto, ma 1>iuttosto voleva pro-• <·!:amare la sua convinzione che, Napoleone o no, la Rivoluzione non avrebbe· potuto essere fermata, e che quel ridicolo Cesare non aveva altra .scelta che andare volontariamente in quella direzione od ésscrvi portato dalla neces– sità slorica. Insieme agli uomini migliori del suo tempo Proud.hon \ 1 ide (con occhi hen aperti, e senza alcun sentimentalismo od illusione circa le vici'isutidini reali della !'toria) l'immenso sollevamento sociale dei tempi .moderni nella forma del « progresso irresistibile ». !Per lui <1uel ,solle\'amento era un fatto.. ralmentc evidente e fondamentale, e coineidC\'a 1almcnlc con l.1 necessità stessa della vcriti1, che sarebbe slato grottesco per lui pensare che un signor– Carlo Luigi Napoleone Bonaparte potesse esserne altro .strwuento. La furia politica, l'arditezza iotcllcuuale: il suo amor#! per le visioni gran~iosc, hanno spesso condotto Proudhon a formulare affermazioni che possono scm· hrare strane, o magari assurde. Ma dnpo tutto non bisogna mai dimenticare· ,·hc se per qualcosa .Proudhon è noto è 1noprio per il suo odio illimitato-– per ogni fonna di coercizione. Per ammettere che egli intendeva sostenere la dittatura di Luigi Napoleone, .si dovrebbe ammellcr·c.chc egli coltivasse quald1e o.scura ambizione personale. Ma allora chiunque sfo. famigliare <·on la sua vila e la sua opera udrebbe l'eco delle parole tonanti che egli una volta gettò in viso a .mr. Thiers in :Parlamcnlo: « Mr. Thiers, io <>on •111½ntoa nweontnre da questa tribuna lui.la la storia della mia \·ita. Vi· ~fido a forc ahrellanto >>. • E fin qui va bene. L'~tllacco di mr. Sclrnpiro a Proudhon sembra do– \Ulo a incomprensione e mancanza di simpatia pili che ad ostilità dcliherala. Ma quando cgl i arrint a Prouclhon pretlicatore di gucrr~1, anti~emita, anli– _\lcf!ro, allora egli va t;dmcnte fuori slrad,1 che 11011 \' 0 è scus.1 possibile. Dovrebbe conoscere molto meglio ciò di c.:ui parla. ({ lfl Guerre et fo Paix >) di ,Proudhon è uno sforzo :1ppassio11ato per vedere d1iaro nei<< vincoli misteriosi che uniscono la potenza ed il cliiiuo >). Con questo scopo cgl i incomincia assumendo come dal o d1c la gucrrn è nella natura umana, che l'umanità ha rcahncntc cercato nella g, 'Ta di 483)

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