Volontà - anno III - n.9 - 15 marzo 1949

senza che il progt·csso di liberazione nelle cose (costumi, islituli: associa• ;,;ioni) non sia confronlalo e confortato da un- proporzionale progresso nel li,·cllo morale unilario di lutti gli uomini, senza che la febbre ciel rinno• i•amcnto non si allarghi dalle zone pilt sensibili a strati sempre più vasti, a migliaia di uomini semplici e di. donne semplici, nel mondo. È per questo che noi vogliamo agganciare al mo\"imcnto della classe h1voratrice una rivendicazione di libertà che completa e 1rnscende le limi• t:11e richicsle a fondo politico cd economico. Quando Proudhon e Bakunin si trovarono di [rontc al nascente movi. mento operaio afferrarono immediatamente questa possibilità, tt\'vertirono che la rivoluzione del proletariato era ricca di prospettive e di proporzioni universali. Da allora l 'auarçhis.mo prese consistenza storica m:1teriandosi dei bi· sogni di« quanti stit\'ano .sotto» contr_o i privilegi e le prerogative di« <1uant.i st:wano sopra»; <la allora il movimento operaio divenne unn <:oslantc del• l'anarchismo. E lo è tuttora. 2 (n genere si comint;ia rifiutando <li ammettere l'esistenza delle classi. Conosciamo le obiezioni che si muovono a ques1a nostra imposta~ione. E gli argomenti nou mancano. Basta, ad esempio, identificare la classe operaia con i ,salariai:i dell'in– dustria per imbarazzare l'a,•,•crsario domandando se i mezzadri, gli artigiani, i piccoli propric1al"i, gli impiegati fanno parte della «classe>) o meno. Ma l"' evidente che quella idcntifica~ione è arbitraria, perchè ignora l'eterogenea e difforme composizione di una realtà economica nella quale coesistono cl'! una parte elementi foudnli prccapitalistiei, clementi capitalistici e post-...:a· pitalistici (tecnocratici) o clementi parassitari indifferenziati e dall'altra cle• menti artigianali, proletari, piccolo•proprielari immiseriti o elcmcnli pau• peri:;.tici indifferenziati. ·~fa il follo che <1uesta realtà economica sia tutt'altro che semplice, non significa che lo studioso debba rinunciare a semplificarla nei suoi termini eeacnziali; così il fatto che il corso di certi fenomeni sia discontinuo faticoso <:omplicato non significa che i fenomeni pct· questo cessano di a\"ere un loro ~:orso e <'he addirittura essi scompaiano come fenomeni e si possa dubitare della loro esistenza. Altri più ingrumo riconosce l'esistenza delle classi ma ne promulga motu proprio la scomparsa. Egli dice: « Le chtssi ,levono morire. E l'Uomo deve rinascere dalle loro rovine ». Ecco che il pregiudizio religioso rispunla. L'Uomo diventa per un mo- 1nento dio, ineffabile: senza attributi. Non è pii1 un produttore e un consu• matore ~i beni, un abitatore di case, un mangia1ore di pane, amico di ami<·i, nemico di nemici. È soltanto l'Uomo maiuscolo e superlativo e astratto. E le classi non dovrebbero venir meno pcrchè ad un certo m"Oméòlo ,·iene annullato il confine che le separa ma perchè gli uomini ad un cerio 46.5

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