Volontà - anno III - n.9 - 15 marzo 1949

lc1arialo così come, neppure un setolo prima, il molo della « grnudc 1·i• volnzionc >>avc\·a posto l'istanza storica della borghesia . .A quanti seguivano il <:orso delle vicende umane non fu difficile, in corrispondenza a questi fatti, accertare un fenomeno, avnnzare cd avverare un· ipotesi che :1vc'"a nella realii1 flagrante conferma: essere la storia ~toria di rivoluzioni, essere le rivoluzioni SU(,-CCssionidi classi al poicre. E già il <·iclo di queste successioni si prcscniav;.• quasi ruota dentata premuta e ~ospinta avan1i verso nuovi scatti piìi o meno repentini, più o meno fra– gorosi. Nasce, 1 a in tal mo<lo in relazione al pronunciato :rntagonismo di classe tulla una trattatistica politica che partendo dal fenomeno classe giW1ge,·a a disparate conclusioni: democratiche od aristocratiche, reazionarie e ri• voluzionarie, di autorità assoluta e di assoluta libertà. Son fuor del vero quanti oggi ritengono che chi parla di «classe>) al– luda 11 quella teoria della« classe politica» elaborata da .Parcto•Mosca-Mi– chels-Burnham con un corredo cli leggi quasi·biologiche sulla cireolazio11c e sullo scambio dei g:rnppi clirigcuti. Qucsli teorici hanno portato un contributo nolc\·olc alla scoperta cd alla illustrazione ciel fenomeno: ma lui.la lt1 lcucratura politica conlcmpo• ranca, ora con prudenti riscn'e ed eccezioni, ora con semplificazioni azzar– date fino al mito, non prescinde mai dall'esistenza delle classi. Anche l'tinarchismo pari.e da questa premessa per giungere alla sua cri• tica cd :il mo superamento. Infotti l'nnarehismo non si limita a registrare l'esistenza del movimento operaio in lotta col regime capitalistico, a giusti– .fiCarlo in sede polemica: ma lo investe di un significato nuovo e partirol11- rissimo-. Per gli anarchici la rivoluzione, <111cs1a. 1,-olw non deve concludersi in una successione pili o meno violenta di gruppi dirigenti ad :litri, non deve ricomporre il potere nei suoi ,,cechi clementi o ricombinarlo in termini nuovi, non ,leve travasai-e nella società aperta alcun germe della societi1 chiusa. ma deve risolvere comple1amcnte le contraddizioni di classe, rompere il circuii.o delle forze politiche che generano sempre nuo,·i antagonismi. di;1• solvcrc le classi stesse in una società senza classi. Solo così la rivoluzione nostra sarà tota te, epilogo estremo di una f'risi: di quclb crisi che ha posto a noi uomjni del X.X i:eeolo questi problemi . .Ma :wn esiste rivoluzione senza movimento 1·ivoluzionario. l\"è le trovale intellettuali uè le riforme dall'alto ~1è gli inten·cnJi dal– J'eHcrn,1 nè le magiche tramutazioni «religiose» nè gli impegni interiori di singoli indi"idui riescono ad operare una cffctti,·a trasformazione sociale, non -.50)0 perchè è praticamente impossibile s:corwolgcre dalle fondumcnte ii vecchio ordine con mezzi di questa fattura ma sopratutto perchè non si può parlare di << rivoluzione autentica» senza che un vasto solidale co• H·icnte movimento di massa divenga protagonista del dramma rivoluzionario, 464

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