Volontà - anno III - n.6-7 - 15 gennaio 1949

tifica sia finale o assoluto. Esso s'.ippoggia ovviamente su ogni spc(•ie di ipotesi non verificabili. Ma tuttavia presenta alla mente comunè un frontfil <l'una tale logicità e credibili1ì1 che in confronto con esso qualsiasi spie– gazione irrazionale dell'universo .non ha alcuna probabiliti"1 di accctt.i– zione generale. È ammesso che la nostra conoscenza non è sufficiente• per rispondere alle domande eterne: .l?.er che scopo- siamo n~ati? Qmtl'è il fine dell'uomo? Ma essa può almeno persuaderci c;he per tali questioni non v'è possibilitit di risposta. Gjungo, per tali ragioni, a (;Oncludcrc thc, <1ualunque sia il lifw di so- 1.;iel:'1 che apparirebbe desiderabile da un punto di vista lfilosofico, .è ine– vitabile che essa sia ciò clic Eliot thiama una Società Neutrale. Una tale societi", potrebbe probabilmente adottare in grande misura l'etica della cristianità, che si è dimostrata ncll'insiome tosì adatta sia per i nostri bi– sogni ftlosofici che p"er quelli pratici. Può anche di,•enire accorta della necessità dì una pii, stretta osscr\'anza delle leggi morali - cd infatti è significativo che la perdita della fede in sanzioni soprannaturali non ha porlato a diminuzione nella osservanza generale della moralit.:. crisliana. La morale prh•ata ha mostralo tendenza a migliorare via vi.a che migliora· ,•uno le condizioni sociali. Oggi uon v'è più proprio nessuna correlazione tra << brava gente » e « gente religiosa >J, nè tra nazioni che sono preminen– temente cristiane ·e nazioni che dimostrano qualche rispello per la mora– lità pubblica. Sono anzi proprio i paesi preminentemente cristiani che sono pili profondamente impegnati nella amoralit:'1 della politica di po• tenza. L:i moralità si è di fatto diss.ocinla dalla religione, e null,t mostra (·h<- possa tornare ad associnrvisi. È difficile credere che, senza violenza alla nostra comprensione inte'llet– tu:1le del mondo, noi possiamo mai piì1 trasformarci di nuovo in ciò che i cristi~1ni chiamano « socictù Cristiana>>. Nello stesso tempo è ugualmenlc inconcepibile che noi possiamo giungere ad a~euare <1uaJsiasi rorma di ~ocictà basata su un credo irrazionale alternalivo. Il paganesimo che lalvoha è im1>osto sul nudo ,materialismo del sis1.ema ledeseo è soggetto alle stesse obbiezioni del Cristianesimo: 11011 può a lungo contendere con lo scetti– cismo della maggioranza ed"ucata. "È questo il dilemma che al{ronta tutti coloro che sperano di salvare la nostra civiltà mediante un ritorno a san– zioni religiose. Pur insistendo .sul fatto ehe tale dilemma non si può sfuggire, è da dirsi d1c nessuno, tra chi abbia penst,to un poco la morfologia delle so– ("ictì,, sarebbe disposto a ncgurc che ~sse dipendono sempre, per la loro coesione e la loro stessa sopravviven:1,.'\, eia <1ualehe idea unificante - e che questa id'ea unificante è stata ,generalmente d'una qualche s1>eeie reli– giosa o mistica. Sohanlo il piì1 inveterato razionai ista 1>olrebbe essere abbastanza duro da credere che poss;i esistere una società fondata su base puramente ra– zion:dc. Non dico che l'idea cli una società razionale sia i011>ossibilc: un 341!

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